Natisone: «Faremo rispettare il divieto di balneazione»
Interviene il Comune di Cividale all’indomani della tragedia. L’assessore Cantarutti: la gente non è consapevole del pericolo.
CIVIDALE. È l’ora del lutto ma anche della rabbia, a Cividale. La città piange l’ultima vittima del Natisone, il 19enne Blaise Ilboudo, e chiede con forza all’amministrazione di adoperarsi per impedire che in futuro si verifichino tragedie analoghe. Il Comune non si tira indietro: «Studieremo il da farsi - dichiara l’assessore alla protezione civile Davide Cantarutti -: la triste fine di questo ragazzo ci impone di agire». Ieri mattina, intanto, nell’obitorio dell’ospedale cittadino è stata eseguita l’ispezione cadaverica sul corpo del giovane: è morto per annegamento, Blaise - originario del Burkina Faso e residente, con i genitori e la sorella, a Faedis -, che pure, assicurano gli amici, era un nuotatore esperto. A causare la tragedia potrebbe essere stato un malore, indotto dalla bassa temperatura dell’acqua: la particolare dinamica di correnti che caratterizza il punto in cui si è consumato il dramma - la pozza alla base della rosta a valle del ponte del Diavolo - e la specificità del fondale, contraddistinto da rocce sovrapposte, con larghe fessure, hanno poi fatto il resto. Il ragazzo è stato trascinato dai flussi in profondità e si è incagliato tra le pietre: l’intensità del verde dell’acqua ha completato l’opera, impedendo di scorgere la sagoma dalla superficie.
La prematura scomparsa di Blaise Ilboudo ha, purtroppo, più di un precedente. Nel laghetto in cui la vita del 19enne, studente al Civiform, si è spezzata sono annegate altre due persone, nell’arco dell’ultimo decennio. E se si va più indietro nel tempo, la lista nera si allunga: «Tanti incidenti riportano agli anni in cui a Cividale c’era una forte presenza di militari - ricorda l’assessore Cantarutti -: i soldati erano soliti frequentare il fiume e ogni estate, puntualmente, succedeva una disgrazia. Il divieto di balneazione (principalmente, in realtà, per motivi di carattere sanitario) vige già: dovremo trovare il modo di farlo rispettare. La gente non è consapevole, non abbastanza, del fatto che il Natisone è un fiume estremamente insidioso. Si prenda pure il sole sulle sponde, ci si bagni i piedi, ma non oltre: non ci si azzardi ad andare dove l’acqua è fonda. Si rischia la vita».
Una soluzione possibile, per disincentivare le immersioni, potrebbe consistere - ipotizza Cantarutti - nel «posizionamento di una serie di cartelli di pericolo, ben visibili, all’imbocco di tutti i camminamenti che conducono al greto». «Non è detto, anzi è improbabile - conclude l’assessore -, che un avviso riesca a eliminare il problema in via definitiva, ma potrebbe quanto meno fungere da deterrente: ritengo, dunque, che una cartellonistica ad hoc vada assolutamente predisposta».
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