’Ndrangheta e rifiuti, pressioni fino in Friuli: sindaco arrestato

Blitz in Liguria: ai domiciliari il primo cittadino di Lavagna. La coop Idealservice sarebbe stata costretta a subappaltare
Il PM Alberto Lari (C) che coordina le indagini sull'operazione "i conti di Lavagna" contro la 'Ndrangheta, il capo della squadra mobile di Genova Annino Gargano (s), durante la conferenza stampa dove sono stati forniti i dettagli sull'operazione di Polizia che ha portato all'arresto il Sindaco di Lavagna. 20 giugno 2016 a Genova. ANSA/LUCA ZENNARO
Il PM Alberto Lari (C) che coordina le indagini sull'operazione "i conti di Lavagna" contro la 'Ndrangheta, il capo della squadra mobile di Genova Annino Gargano (s), durante la conferenza stampa dove sono stati forniti i dettagli sull'operazione di Polizia che ha portato all'arresto il Sindaco di Lavagna. 20 giugno 2016 a Genova. ANSA/LUCA ZENNARO

UDINE. L’appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani del Comune di Lavagna, in provincia di Genova, era stato affidato con regolare gara pubblica.

E a vincerla era stata un’azienda friulana. Una postilla non scritta, tuttavia, prevedeva che il servizio fosse gestito in “condominio” con una famiglia di imprenditori calabresi.

Personaggi in odor di mafia. Ma tant’è: il sito di stoccaggio apparteneva a loro e tutto quel che lì entrava e da lì usciva doveva passare attraverso la loro società. Sul punto, anche il sindaco Giuseppe Sanguineti era stato perentorio. Ecco perchè ieri, nel blitz che ha scoperchiato un presunto traffico illecito di rifiuti, a finire nei guai sono stati anche il primo cittadino e una ex parlamentare che a Lavagna aveva indossato la fascia tricolore per 24 lunghi anni.

Dalla Liguria, la notizia è rimbalzata immediatamente a Pasian di Prato, dove ha sede la Idealservice, la cooperativa che nel 2008 si aggiudicò appunto l’appalto.

E che, da noi contattata, ha dichiarato di avere appreso soltanto ieri, dalla stampa, dell’inchiesta. Stando all’ipotesi accusatoria formulata dal pm Alberto Lari, una volta insediatosi in municipio, Sanguineti avrebbe costretto l’impresa friulana a subappaltare una parte del servizio alla EcoCentro dei Nucera.

Di una famiglia, cioè, considerata a capo della struttura territoriale di ’ndrangheta operante nel levante. E che non avrebbe esitato a mescolare ai rifiuti raccolti a Lavagna e destinati alla discarica di Scarpino, a Genova, all’epoca ancora funzionate, rifiuti speciali - compresi rottami di motori marini e barche - che invece avrebbero dovuto essere trasportati altrove.

Condotte dalla Dda di Genova, le indagini sono culminate ieri nell’arresto di otto persone: oltre al sindaco, eletto con una lista civica vicina al centrodestra, anche Massimo Talerico, consigliere comunale con delega a Patrimonio e Demanio e appartenente alla medesima lista, e l’ex parlamentare Gabriella Mondello, eletta con il Pdl e poi passata all’Udc, tutti e tre ai domiciliari, i fratelli Paolo, Antonio e Francesco Nucera, e i fratelli Francesco Antonio e Antonio Rodà, tutti condotti in carcere.

Le accuse vanno, a vario titolo, dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, al traffico di rifiuti e droga, l’usura, il riciclaggio e l’intestazione fittizia di beni. Le perquisizioni hanno portato al sequestro di armi e munizioni, oltre che di beni mobili e immobili, depositi bancari e società commerciali, per un valore di circa due milioni di euro.

Che l’appalto ligure presentasse coni d’ombra, la Idealservice l’aveva intuito fin da subito. La prima anomalia aveva riguardato proprio l’ecopiazzola: non un’area di proprietà comunale, come in genere accade, bensì di un privato. Niente chiavi in mano, insomma, con conseguente decadenza dell’obbligo di presidio. Da qui, la decisione della società friulana di proporre la modifica del capitolato.

E da qui, a cascata, anche l’affidamento in subappalto alla EcoCentro del trasporto dei rifiuti generici dal sito di stoccaggio - dove, di fatto, non era dato sapere cos’altro fosse eventualmente conferito - alle discariche. Alla Idealservice tornavano soltanto le frazioni differenziate (carta, vetro e plastica) destinate a conversione. O meglio, quel che i Nucera di volta in volta ritenevano di consegnarle.

Non proprio un affare, insomma. E che, a rigor di contratto, si è esaurito alla fine dell’anno scorso. Un’ordinanza del sindaco, però, ne ha imposto la prosecuzione.

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