Nel cimitero britannico 400 caduti per la libertà

TAVAGNACCO. Quattrocento vite (precisamente 415), come le storie che raccontano. Saranno commemorati lunedì, in occasione della festa della Liberazione, anche i militari del Commonwealth sepolti nel cimitero britannico di Adegliacco. Erano per lo più ventenni inglesi, australiani, neozelandesi, sudafricani. Anche loro sono morti in Friuli durante la seconda guerra mondiale combattendo i nazifascisti.
Quelle file di lapidi bianche, apparentemente fredde per la maniacale precisione nella disposizione, per l’incredibile cura del verde che le circonda (secondo gli schemi decisi dalla Commissione del Commonwealth britannico per i cimiteri di guerra) celano l’intensa forza del ricordo.
«I parenti vengono da lontano per lasciare un pensiero – racconta Sandro Visentini, che gestisce il cimitero britannico per conto della Commissione –. Una coppia neozelandese ha lasciato sulla lapide del nonno una conchiglia. Ma c’è stato anche chi ha portato piccole croci in legno con al centro un papavero, il fiore simbolo dei soldati inglesi caduti in guerra».
Conchiglia e papavero, due immagini positive, una legata al pellegrino che gira il mondo in cerca di uno scopo, l’altra al primo fiore a sbocciare nei campi di battaglia. Visentini, che ha visto passare parenti, ma anche famiglie e scolaresche udinesi, da 20 anni si occupa del posto.

Prima di lui, per 23 anni, c'è stato padre Bruno. Nella parte superiore delle lapidi è inciso l’emblema nazionale o lo stemma del reparto o reggimento, seguito da grado, nome, numero di matricola, data della morte ed età. Nella parte inferiore una frase scelta dai congiunti.
«Sono tutte in inglese, tranne in un caso – spiega –. Sulla lapide dell’aviere Martincich la scritta è in italiano». Il ragazzo, di nazionalità inglese, era figlio di una coppia originaria di Torre del Greco. Il cimitero ospita i caduti degli ultimi giorni del conflitto, prigionieri di guerra, perdite delle forze aeree e i deceduti nell’ospedale insediato a Udine dal primo maggio 1945.
Tra le tombe c’è anche un monumento che ricorda l’unico caduto della Grande guerra, un soldato senza nome riesumato dal dismesso cimitero di Versa di Romans d’Isonzo. «Questo era il cimitero più vicino, così hanno scelto di creare un memorial proprio qui».
E poi c’è una fila in cui le lapidi sono una vicina all’altra, ma senza “interruzioni” floreali. In quei pochi metri sono sepolti otto membri di un equipaggio aereo: a causa del difficile riconoscimento dei corpi la Commissione decise di seppellire tutti i giovani insieme, dedicando a ognuno una lapide diversa.
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