Nel conto corrente aveva un tesoro di 150 mila euro
UDINE. Aveva racimolato un piccolo tesoretto Mirco Sacher. Nel suo conto corrente il pensionato delle Ferrovie aveva 150 mila euro. Ed è probabile che la “nipotina” acquisita e l’amica fossero a conoscenza di questa piccola fortuna visto che gli investigatori hanno trovato un estratto conto in bella mostra nella credenza della cucina dell’appartamento di via Strassoldo dove i tre hanno pranzato domenica.
Per mettere insieme tutti quei soldi il “nonno” di 66 anni deve aver condotto un’esitenza morigerata, risparmiando ogni mese e tenendo da parte la sua buona uscita. Eppure negli ultimi suoi tre mesi di vita, Sacher ha speso più di quanto guadagnava. La sua pensione di circa 1.300 euro finiva prima di arrivare alla fine del mese, ma non per colpa della crisi.
Qualcosa, nelle abitudini dell’ex ferroviere, era cambiato, ma il suo tenore di vita era rimasto lo stesso: senza vizi o vezzi particolari. Non giocava alle slot-machine, non scommetteva e non era un bevitore abituale. Ma ogni 3 o 4 giorni si presentava negli sportelli bancomat della Unicredit per prelevare 150 euro in contanti. L’operazione si è ripetuta in modo quasi sistematico per quasi 100 cento giorni: dal 2 al 7 aprile aveva prelevato 450 euro. Ma dove sono finiti tutti quei soldi? A cosa gli servivano?
É questo l’interrogativo al quale gli investigatori della squadra Mobile, coordinati da Massimiliano Ortolan, stanno cercando di dare una risposta. Sacher ha prelevato 150 euro anche alle 9 di domenica mattina. Per l’ultima volta. Perché un’ora e mezzo più tardi è passato a prendere la “nipotina” acquisita di 15 anni e l’amica coetanea che aveva dormito con lei e 6 ore dopo è morto. Ucciso dalla sua nipotina e dall’amica, stando alla confessione delle due giovani che ai carabinieri hanno raccontato di essersi difese da un tentatativo di violenza sessuale.
Il “nonno”, dopo averle accompagnate a fare colazione in una gelateria di Remanzacco e a fare la spesa in un supermercato Prix (a pagare le sei bottiglie di vino acquistate è stato Sacher e alla cassiera è rimasta impressa una frase rivolta dall’uomo alle due adolescenti: «Non voglio che mi mettiate più le mani nel portafoglio») ha cucinato una pasta in bianco nel suo appartamento di via Strassoldo. Molto probabilmente i tre hanno bevuto (in casa c’erano diverse bottiglie vuote) e poi sono andati in mezzo ai campi alla fine di via Buttrio. Le adolescenti dicono che il “nonno” ha provato a toccarle e loro, prese dal panico, si sono difese fino a ucciderlo. Una ricostruzione che non convince. Sacher è stato trovato con i pantaloni leggermente calati solo sulla parte davanti e con la camicia sbottonata: una messa in scena. Difficile pensare che un violentatore, in un luogo aperto, si sbottoni la camicia prima di aggredire le vittime, così come strano appare il fatto che la canottiera - dove è stato trovato del sangue - sia sollevata.
E poi perché andare all’aperto e non restare in casa, lontano da occhi indiscreti, se l’intento del “nonno” era quello? Forse - ipotizza la polizia - Sacher era vittima di un ricatto, magari a sfondo sessuale. Così si spiegherebbero i continui prelievi. Prima pagava per avere qualcosa e poi per non farlo sapere a nessuno. Ma alle adolescenti i 150 euro non bastavano più oppure lui si era deciso a dire basta. Una questione delicata da affrontare in casa, meglio parlarne in mezzo ai campi. Lì però la discussione è degenerata. E Sacher è morto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto