Nel Pdl in crisi processo alla dirigenza
UDINE. Il Pdl chiama ma l’area giuliana non risponde. Diserta le urne, non dà fiducia a una coalizione, il centrodestra, che da Trieste storicamente è sempre stata premiata. Questo silenzio-dissenso bastona soprattutto il Pdl, dove le lotte intestine hanno segnato gli ultimi anni della politica locale. Punisce, ma non tutti: Roberto Dipiazza, l’ex sindaco in lotta con l’establishment locale, da solo ha totalizzato le preferenze del gruppo intero. E allora Il Popolo della libertà deve ripartire da qui. Lo sanno il coordinatore regionale e il suo vice, Isidoro Gottardo e Sergio Dressi, che minimizzano l’effetto Franco Bandelli «perché quello era ampiamente previsto prima del voto».
Il riequilibrio
Quello che non era previsto era l’astensione di un elettore su due. Ma anche in Friuli non tutto il Pdl esce rafforzato. A Pordenone spicca la componente che arriva da An con Luca Ciriani in crescita – “l’assessorato alla Protezione civile ha fruttato” ironizza qualcuno – (e Markus Maurmair, il sindaco di Valvasone che piace al coordinatore Gottardo e che è rimasto indietro di pochi voti) a scapito di Elio De Anna, l’assessore berlusconiano e fedele all’ex presidente Renzo Tondo che ha dimezzato la “dote” elettorale del 2008. A Udine Riccardo Riccardi, braccio destro di Tondo nella legislatura delle Infrastrutture (anche lui ex An), ha conquistato il ruolo di leader misurandosi sul terreno insidioso delle preferenze. Premiati alcuni consiglieri uscenti come Alessandro Colautti, Roberto Novelli e Paride Cargnelutti, a dimostrazione che il partito dove convince – scandalo dei rimborsi a parte – viaggia sulle gambe degli uomini. Ma non tutti leggono così i dati.
Trieste dimenticata
Secondo il vice coordinatore Dressi Trieste paga «la non ricandidatura di tre consiglieri uscenti che hanno fatto un passo indietro per via della aggressiva campagna mediatica sui rimborsi. Magari tra qualche anno si scoprirà che non avevano colpe – afferma Dressi – ma intanto la loro assenza ha svuotato ulteriormente un partito che aveva già fatto i conti con l’uscita di personalità come Roberto Menia, con la rottura di Franco Bandelli e Alessia Rosolen e con i dissidi nati quando Roma impose la candidatura di Roberto Antonione» ricorda Dressi. Ma non è solo lo sfaldamento della destra secondo il vice coordinatore a dover far riflettere: «Credo che il Pdl e il presidente, non ne faccio ovviamente una questione personale – aggiunge Dressi –, non siano riusciti a dare a Trieste le risposte che si aspettava su temi quali la Ferriera, Porto vecchio, rifgassificatore».
La ripartenza
Che la debacle di Trieste sia imputabile alla lotta fratricida nella classe dirigente, trova concorde il coordinatore Isidoto Gottardo. «A Trieste il differenziale che si è creato tra centrodestra e centrosinistra è stata causa principale della non vittoria di Renzo Tondo. E allora serve un centrodestra con una base nuova – ripete Gottardo –, superando personalismi, ripristinando la collegialità che porti a un’apertura verso la società e il rinnovamento. Non intendo dire che Camber non è più indispensabile, ma il suo ruolo va ricompreso dentro un processo nuovo e innovativo». Ed è a Dipiazza che Gottardo guarda. «Non può rimanere solo una risorsa a disposizione del Pdl – prosegue Gottardo –, deve tornare a essere protagonista nel Pdl».
Effetto civica
C’è però chi imputa al coordinatore il fatto di aver spolpato il partito proprio attraverso la civica che ha incoronato Dipiazza. «Non è così: faccio notare che Pdl e civica insieme – analizza il coordinatore Fvg del Pdl – fanno il 31 per cento. Tre dei quattro eletti sono iscritti al Pdl. Non a caso in Consiglio il gruppo sarà unico». Un segno che trova positivo anche Dressi «così come è positivo il fatto che Tondo abbia deciso di rimanere in Consiglio. Puntiamo su di lui come capo dell’opposizione». E le teste di serie nell’opposizione non sono poche: perché oltre al presidente uscente ci saranno tre assessori della sua giunta che certo non staranno a guardare con le mani in mano. Tutti friulani – Trieste e Gorizia avranno un solo consigliere a testa – sbilanciando non poco il baricentro del partito.
La nuova destra
Se il Pdl e Tondo devono fare i conti con la frantumazione della destra, Gottardo prova a ributtare l’amo al presidente della Provincia di Pordenone Alessandro Ciriani. «Ero tra quanti auspicavano che Fratelli d’Italia presentasse la sua lista alle regionali. E le comunali mi danno ragione. Dove la lista si è presentata – fa di conto Gottardo – ha dato buoni frutti segno che c’è un elettorato di destra che oggi non vota Pdl e che, in assenza di un’alternativa, non va proprio a votare. Dobbiamo cercare di ricucire questo strappo. Con una consapevolezza: il Pdl non si sta sciogliendo, anzi. Direi che il risultati di gran parte della Regione portano a dire ben altro».
Riconteggio
E proprio perché i voti di coalizione a Udine e Pordenone hanno premiato Tondo, una componente importante del partito sprona Gottardo a chiedere il riconteggio delle schede. Se Tondo ha perso lo scettro per meno di 2 mila voti, le schede nulle sono state quasi 12 mila. Per ora il coordinatore non dice nulla, anche se il presidente uscente ha già detto che non richiederà alcunché. Da ieri intanto un gruppo di tre tecnici è stato incaricato dal partito di controllare i verbali di tutte le oltre 1300 sezioni. In molti, nel Pdl, sperano ancora che il finale del film possa essere diverso.
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