Nella cappella dell’Immacolata dove i fedeli credono ai miracoli

SAN VITO. «Preghiamo per gli ammalati, per la pace nel cuore e per liberarci dalla presenza del maligno». Don Guido Corelli sull’altare e decine di fedeli in chiesa in ginocchio: è il racconto della devozione totale a Prodolone.
Si rinnova a ogni benedizione speciale: quella che riallaccia terra e cielo, speranza e carità, altruismo e sofferenza nella chiesa di campagna dedicata a San Martino. Anche sabato, con un fatto anomalo: di fronte al Santissimo una donna sarebbe crollata sul banco, in “trance”.
Le preghiere. Preghiera di guarigione per gli ammalati, la benedizione delle persone con il Santissimo e benedizione degli oggetti come acqua, sale, olio e indumenti per chi soffre: il rito cattolico si compie nella messa mensile di guarigione.
Le panche non sono quasi mai sufficienti a ospitare tutti i fedeli ai rosari e messe di don Guido Corelli. «Il nostro parroco riesce a infondere la speranza e convertire anche gli scettici – racconta una fedele –. Ci sono due signore che, a ogni incontro mensile, cadono in “trance”. Ma pregare con don Guido fa bene a tutti».
Gli incontri. Il parroco ha benedetto i fedeli, quasi uno a uno guardandoli dall’altare. Intanto, sabato, tante persone hanno continuato a entrare con taniche d’acqua: è quella da benedire e poi bere.
Canti e letture di versetti con invocazioni dedicate alla Vergine per invocare le guarigioni e la sacra esposizione dell’Altissimo è stata il preambolo per la messa.
«Se qualcuno cade sul banco durante l’esposizione del Santissimo – rilevava un signore di San Vito – non va toccato: forse Dio lo vuole».
Le voci dei miracoli. La chiamano “cappella dei miracoli”, quella laterale all’altare dedicata alla fede mariana. Candele accese, ex voto, santini, icone sacre per strappare il dolore dal cuore: c’è un diario per i visitatori e fedeli che offre la cronaca quotidiana dei pellegrini a Prodolone.
Gente in cerca di speranza (di lavoro, di un amore, di salvare il matrimonio) e di un miracolo (guarire dalla malattia): anziani, adolescenti, coppie che cercano un figlio.
Il miracolo che si ripete una volta al mese è quello della chiesa piena, anche con 38 gradi di caldo e tre ventilatori accesi.
La fede. La statua antica dell’Immacolata è sempre adorna di fiori e di cuori nella cappella laterale all’altare. «È un segno visibile della grande devozione – dicono alcuni volontari della parrocchia di Prodolone – verso la comune Madre celeste e verso Gesù». Pellegrini in cerca di pace e di nuovi valori entrano in chiesa tutti i giorni.
«I colloqui con don Guido sono continui – ha raccontato una parrocchiana –. Prenotati da settimane: è un padre spirituale che aiuta». Pregare e avere fede. Le dediche al parroco don Guido sono tangibili: i pellegrini si mettono in fila in chiesa per parlare, avere conforto.
Il pellegrinaggio. Da Lourdes e Medjugorie, alla chiesa di San Martino. Il passaparola tra la gente ha ripreso forza e il tempio di Prodolone è sempre pieno nella benedizione mensile, quando don Guido celebra il rosario e allarga le benedizioni.
Negli altri giorni del mese i flussi di pellegrini che arrivano da Treviso, Udine, Conegliano, bussano alla porta della canonica. Chiedono colloqui si inginocchiano e accendono i ceri nella cappella “dei miracoli”.
La fiumana di fedeli e amici che si vogliono liberare dal demone dell’agnosticismo e del razionalismo è inarrestabile.
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