Nella casa a Nord-Est: una misteriosa felicità di vita e di letteratura
Quella che chiamano “terra di mezzo”, nel centro del Friuli, tra paesaggi orizzontali e ricordi di altezze culturali, fa spesso parlare di sé. Dopo le dediche ad Amedeo Giacomini, Elio Bartolini e Piermario Ciani, grazie alla regia di Gabriella Cecotti e al Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli, quest’anno l’omaggio sarà per Sergio Maldini.
Un doppio anniversario i 90 anni dalla nascita e 15 dalla scomparsa –, che porta all’attenzione del pubblico un carnet ben strutturato. Sotto il titolo-citazione Una misteriosa felicità (da La stazione di Varmo, Marsilio 1994), dal 9 al 14 aprile è in programma Percorsi diversi: il Medio Friuli incontra Sergio Maldini, rassegna imperniata sulla scrittura, sulla memoria e sull’amore per queste terre dello scrittore, nonché giornalista, nato sì a Firenze e vissuto tra Bologna e Roma, ma profondamente legato al Friuli, in cui trascorse parte della sua adolescenza e in cui ritornò, condividendo con Elio Bartolini la dimensione esistenziale e locale di Santa Marizza di Varmo, piccola località del Medio Friuli dove è sepolto.
Premio Campiello nel 1992, con il romanzo La casa a Nord-Est, edito da Marsilio, che gli valse la consacrazione letteraria (ma nel lontano 1953, trentenne, con I sognatori aveva vinto il premio Hemingway), Sergio Maldini visse un amore intenso, costante e nostalgico per la terra friulana, in cui ebbe modo di sviluppare la sua vocazione letteraria e giornalistica, già forgiata in gioventù dalla frequentazione epistolare con Dino Buzzati e percepita prima da Silvio Benco e poi da Pier Paolo Pasolini, a cui lo legò uno stretto rapporto d'amicizia e di stima letteraria.
Al Friuli regalò – appunto – le sue parole più famose: quelle che leggiamo ne La casa a Nord-Est e ne La stazione di Varmo. Ricco fu anche il legame con Michele Prisco, Giancarlo Liuti e Massimo Dorsi, con cui entrò in contatto in qualità di giornalista, carriera che svolse dai primi anni dopo la laurea in giurisprudenza a Bologna al ritiro negli anni Ottanta entrando prima a far parte della prestigiosa rosa di firme de Il Mondo, fondato e diretto da Mario Pannunzio, e poi al Resto del Carlino in qualità di redattore, inviato e caporedattore. Esibì Sergio Maldini, per tutta la vita, il tratto del gentiluomo.
La ritrosia verso la mondanità, l’attestazione dell’onestà intellettuale raccolta in tutto il suo generoso mestiere di cronista e inviato, le sue amicizie, il rapporto con gli altri e con gli affetti, la devozione alla semplicità in tutte le scelte quotidiane: dove vivere, con chi stare, chi frequentare. E la moglie Franca, in quella “casa a Nord-Est” ormai famosa nella letteratura italiana, che è un buen ritiro certo, come lo definiscono i più nel raccontarlo, ma che soprattutto è vivido spazio colorato dove accogliere gli amici, pratica a Santa Marizza di Varmo l’uso autenticamente friulano della festa più sobria, innervata dal piacere di ritrovarsi e dall’allegria della conversazione.
Una misteriosa felicità, cui cooperano i 14 comuni del Medio Friuli – iniziativa sostenuta dalla Regione e da altri partners istituzionali e privati –, si articola in una serie di incontri, tutti a ingresso libero, «volti ad analizzare il lavoro e tutto il corpus dell’opera di Maldini – dice Gabriella Cecotti –. E poi «gli scambi, le interazioni e le relazioni che intrattenne con letterati, giornalisti e critici».
«Posti di rilievo – precisa – sono riservati, naturamente, al romanzo centrale, La casa a Nord-Est, quella dimora a Santa Marizza che Maldini acquistò grazie al tramite di Elio Bartolini, e dunque al rapporto tra i due scrittori, alla relazione tra Maldini e Pasolini, che fu significativa per entrambi e di cui rimangono anche diverse testimonianze scritte – penso alle lettere –, all’intenso lavoro giornalistico cui Sergio attese con passione. La rassegna, va detto, si lega anche al desiderio, al dovere di chiudere, con la dedica a Maldini, quel percorso “immaginario e circolare” del lavoro d’indagine, tutto varmense, precedentemente riservato dal Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli ad Amedeo Giacomini e a Elio Bartolini».
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