Nella foresta la larva killer: gli abeti sono in pericolo

Tarvisio: il bostrico lavora sotto la corteccia fino all’essiccazione della pianta. Il Corpo forestale: drastico taglio come misura per contenere l’infestazione

TARVISIO. Un flagello incombe sulla Foresta di Tarvisio (e anche sugli altri boschi della nostra montagna), il cui compendio di 23.200 ettari - circa 15 mila boscati dei quali 12.000 a bosco produttivo -, comprende anche i territori dei comuni di Malborghetto - Valbruna e Pontebba, un ambito, purtroppo, infestato dal bostrico, una larva degli scolitidi che in questi anni ha intaccato in particolare l’abete rosso (anche il famoso abete di risonanza utilizzato dai liutai per costruire gli strumenti) e il pino silvestre, raggiungendo lo scorso agosto il culmine della diffusione cominciata alcuni anni fa.

L’effetto di questo attacco (che non concede scampo alle piante infestate) è evidenziato dalle sempre più frequenti macchie rossicce tra il verde delle abetaie e pinete, che si notano guardando i boschi dei dintorni degli abitati della Valcanale, in particolare a Tarvisio.

Nel concreto però, i danni che questo parassita (che porta la pianta all’essiccazione), sta arrecando sono di grande entità.

Basti considerare che per cercare di rallentare la diffusione del bostrico, il Corpo forestale dello Stato, che gestisce la Foresta per conto della proprietà, il Fondo edifici del culto che fa capo al ministero degli interni, ha preso la decisione di procedere con il taglio programmato delle piante infettate e quindi tutte le utilizzazioni boschive annuali previste che sommano circa 20.000 metri cubi (meno della metà dell’incremento legnoso annuo), sono coperte da questa emergenza.

Nei fatti, considerando che le piante ammalate producono un legname scadente, la resa è solo un terzo di quello che avrebbe potuto avere normalmente il legname e considerando che si tratta di una cifra totale sui 2 milioni di euro annui e facile stimare che quest’anno la Foresta (ma anche negli anni a venire), per cercare di eliminare i focolai, non potrà che rendere 600/700 mila euro.

Circa la metà del prelievo riguarda le utilizzazioni boschive dei valligiani aventi diritto di servitù, come da patente imperiale ereditata da Maria Teresa d’Austria.

Non solo, come sottolinea Patrizio Terlicher, l’amministratore della Foresta, gli aventi diritto hanno compreso il grande rischio che incombe e hanno accettato di buon grado di utilizzare anticipazioni fino a tre anni delle loro spettanze.

Una collaborazione molto apprezzata, ma la situazione era ormai a grande rischio per l’esistenza della Foresta. Quali le cause del pullulare del famigerato bostrico? Come spiega il dottor Terlicher, «all’origine ci può essere una serie di concause: gli episodi di siccità dell’ultimo decennio, i fortunali e il gelicidio che negli anni scorsi hanno sradicato molti abeti. Ma tutto è senz’altro riconducibile a un generale cambiamento climatico, molto evidente anche negli ecosistemi forestali presenti nella fascia alpina».

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