Nella pubblicità sull’autobus appare il bacio tra due ragazze

Un docente universitario solleva il caso: «Nessuna reazione per quell’immagine commerciale mentre la campagna dell’Arcigay contro l’omofobia aveva suscitato tante critiche scandalizzate»
Udine 4 giugno 2013 bus doc Copyright Foto Press/Turco
Udine 4 giugno 2013 bus doc Copyright Foto Press/Turco

UDINE. Capita di passeggiare per la città e soffermarsi a guardare i cartelloni pubblicitari. Capita a tutti, capita sempre. Come qualche mese fa, quando per strada si potevano osservare i manifesti dell’Arcigay che avrebbero dovuto sensibilizzare la cittadinanza contro l’omofobia. O come le pubblicità sulle fiancate degli autobus. Ecco, proprio una di queste ha suscitato una riflessione portata alla nostra attenzione da Paolo Ermano, professore di International economics all’università di Udine. «Recentemente ho visto una pubblicità di un locale di lap dance sui bus della Saf. L’immagine mostra due ragazze che si baciano in maniera tutt’altro che casta: è il caso di dire che il messaggio che vuole mandare raggiunge con precisione chirurgica la mente dell’osservatore», dice Ermano.

La pubblicità, si sa, si basa proprio sul concetto di incisività. Il problema dunque qual è? «Guardandola mi sono tornate alla mente le immagini di baci ben più puri, innocenti e amorevoli nella pubblicità dell’Arcigay di cui si è discusso animatamente in regione. Quelle immagini sembravano aver risvegliato una mentalità bigotta nella popolazione, la stessa che invece osserva su un bus due ragazze che inneggiano al sesso. Mi chiedo – continua Ermano - se i benpensanti e i politici che si sono scagliati contro le immagini dell’Arcigay siano più impauriti dall’amore o dal sesso fra persone dello stesso sesso: stando ai fatti, direi che ciò che più colpisce è l’amore, non la carnalità del sesso».

Il paragone ci sta, anche se si tratta di due forme di comunicazione diverse che hanno intenti ben distinti. C’è da chiedersi dunque se il cittadino debba rimanere perplesso davanti alla pubblicità del locale anche senza paragonarla per forza alle campagne di sensibilizzazione che tanto hanno fatto scalpore. «Forse sì – ammette il docente -. Un’immagine così esplicita, come a dire il vero molte altre che si vedono in giro, non è innocua e veicola idee di femminilità, di sessualità, di divertimento che dovrebbero essere accettabili se confinate negli spazi a loro dedicate, non esposte alla società senza alcun filtro o momento critico».

In altre città pubblicità sociali sui bus sono state censurate dai magistrati (come nel caso dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti a Genova), in questo caso la denuncia del professore riguarda la mancanza di riflessione e attenzione su argomenti, ancora considerati tabù. «Bisognerebbe concedere spazi ai messaggi sociali, purché non offensivi e di fronte a temi scottanti aprire dibattiti aperti, così da animare una dialettica vera ed efficace». Dialogare e informare per evitare contestazioni e, conclude Ermano, «lasciare la libertà d’amare a tutti, non solo a chi gode a pagamento».

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