Nessuna violenza sessuale Gli atti tornano in Procura

Stefano Magrini, 35 anni, di Udine, non costrinse l’amico che, ancora minorenne, aveva conosciuto grazie a un numero di telefono trovato sulla porta del bagno della stazione ferroviaria di Udine, a...
ANTEPRIMA UDINE GENNAIO 2002 TRIBUNALE NUOVO TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA
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Stefano Magrini, 35 anni, di Udine, non costrinse l’amico che, ancora minorenne, aveva conosciuto grazie a un numero di telefono trovato sulla porta del bagno della stazione ferroviaria di Udine, a subire alcuna delle violenze sessuali delle quali, un bel giorno del 2011, aveva deciso di accusarlo. È la conclusione alla quale è pervenuto il tribunale di Udine, nel processo che si è chiuso ieri con sentenza di assoluzione «perchè il fatto non sussiste». Presieduto dal giudice Carla Missera, il collegio ha inoltre disposto la trasmissione alla Procura degli atti relativi alle dichiarazioni rese dal denunciante, un ragazzo dell’hinterland udinese che oggi ha 23 anni.

A sollecitare l’archiviazione del caso, al termine delle indagini preliminari, era stata già la Procura, con una prima richiesta di archiviazione a firma del pm Viviana Del Tedesco. Istanza che il gip aveva deciso di rigettare, ritenendo necessario un supplemento di indagini. Nel ribadire i dubbi nutriti fin dai primi accertamenti, il pm aveva allora presentato una seconda richiesta di archiviazione e il gip l’aveva nuovamente respinta, ordinando nei confronti di Magrini l’imputazione coatta. Ieri, l’orientamento della collega ha trovato conferma nella richiesta di assoluzione avanzata dal pm Andrea Gondolo a chiusura della discussione.

A sentire la presunta parte offesa, tutto era cominciato quando il giovane aveva soltanto 15 anni. Una storia di sesso e violenza, la loro, che si sarebbe consumata nei bagni delle stazioni di Udine e Gemona e in macchina fino all’aprile del 2013, quando il ragazzo aveva deciso di ribellarsi e vuotare il sacco, nonostante le minacce di Magrini. «Era precipitato in uno stato di sudditanza psicologica tale - aveva affermato il legale che lo aveva assistito nella presentazione della denuncia -, da subire le violenze e gli abusi senza mai reagire e sotto la minaccia, se solo si fosse azzardato di denunciarlo, di raccontare in giro che aveva rapporti con lui».

Eppure, secondo la Procura, i lati oscuri della vicenda erano tali e tanti - a cominciare dalla possibile consensualità del rapporto -, da sospettare che il ragazzo si fosse inventato tutto. Proprio come sostenuto fin dall’inizio dall’avvocato Andrea Gaiardo, che nel difendere Magrini prima e durante il processo aveva evidenziato la totale assenza di riscontri e le tante contraddizioni emerse dalle varie versioni rese dal denunciante. Tesi ribadita anche ieri, nell’arringa con la quale ha cercato ancora una volta di smontare le accuse mosse dalla parte offesa.

Aderendo alle conclusioni suggerite tanto dalla pubblica accusa, quanto dalla difesa, il collegio giudicante ha dichiarato Magrini non colpevole e invitato la Procura ad accertare la veridicità dei fatti contestati nella denuncia. (l.d.f.)

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