Nevicata a Piancavallo e minima a un grado «Sci a rischio in futuro»

Oggi convegno dei Cai su turismo montano e cambiamenti climatici Con l’innalzamento globale delle temperature va ripensata l’economia 

pazzo meteo

daniele boltin

In questa periodo storico la montagna sta vivendo un cambiamento dovuto a più fattori. Ieri le cime di Piancavallo si sono imbiancate e la minima è scesa a un grado. In particolare per quanto riguarda la ricettività in quota, il cambiamento climatico ormai da anni sta cambiando le carte in tavola e impone la ricerca di nuove soluzioni. L’epidemia di Covid ha fatto emergere poi una nuova prospettiva nella fruizione della montagna da parte dei turisti.

Il tema è di grande importanza per il Club Alpino Italiano, che ha redatto il documento “Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci”, una relazione in cui si fa il punto sullo scenario attuale e sulle prospettive future dell’industria dello sci, sull’effettiva razionalità degli investimenti, in relazione alle reali prospettive di mercato dell’economia sciistica, all’evoluzione dei redditi locali, al ritorno finanziario, alle conseguenze ambientali e al riscaldamento del clima.

Un tema che tocca direttamente anche il Friuli Venezia Giulia e Pordenone, dove la stazione sciistica di Piancavallo, considerando la sua posizione e la quota di circa 1.300 metri, è esposta in modo evidente ai cambiamenti di questi anni. In particolare il costante innalzamento della quota neve e l’irregolarità stagionale e delle precipitazioni impone un ragionamento sul futuro. Secondo gli studi disponibili, nelle regioni alpine dove l’altitudine di “affidabilità” della copertura nevosa (almeno 30 cm per 100 giorni/anno) è sita attualmente a 1.500 m, un incremento di 1°C provocherebbe l’innalzamento di tale quota a 1.650 m, un aumento di 2°C a 1.800m e uno di 4°C a 2.100m. Un innalzamento di temperatura di solo 1°C provocherebbe, in assenza di innevamento artificiale, la “non affidabilità” di circa la metà delle 250 stazioni dell’arco alpino prese in considerazione dagli studi.

Come sostiene il Cai nella sua relazione, “Diversificazione” sembra perciò il concetto principale da applicare alle località che hanno finora basato la propria crescita economica sullo sci da discesa. Ad esempio, i cambiamenti climatici, se vanno a svantaggio della frequentazione invernale, possono invece finire per favorire il turismo estivo, che attualmente rappresenta una parte minoritaria delle presenze annuali.

Le ricerche evidenziano che il mercato sciistico è ormai maturo e sta giungendo a una fase di stagnazione duratura, la forte concorrenza internazionale, cambiamenti climatici in corso e conflitti con la protezione della biodiversità impongono un ripensamento dell’economia legata allo sci da discesa e alle aree montane in generale. Uno sguardo al panorama alpino e appenninico e alla situazione locale, sarà dato questa sera alle 19.45 a Cinemazero, con l’intervento di Raffaele Marini, presidente della Commissione Tutela ambiente montano del Cai. —



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