La grande nevicata dell’85 nei ricordi dei lettori: «Tutti a casa da scuola e se la corriera si fermava dovevamo spingerla»

Abbiamo chiesto ai nostri lettori di ricordare la nevicata che fermò il Friuli nel gennaio del 1985. Tanti erano bambini ma molti dovettero fare i conti anche con lavoro e corse in ospedale per la nascita dei figli

Daniela Larocca
Un'immagine pubblicata sul Messaggero Veneto del 1985: siamo a Udine
Un'immagine pubblicata sul Messaggero Veneto del 1985: siamo a Udine

Fu un momento magico per i bambini: giocare a palle di neve, fare i pupazzi, non andare a scuola e vedere anche mamma e papà in casa a spalare il vialetto. La nevicata del secolo è cristallizzata nei ricordi di chi c’era  quel gennaio del 1985. Quando iniziò a nevicare era il 13 gennaio di quarant’anni fa. E non smise fino al 17. Per più di 72 ore filate, giorno e notte, continuò a nevicare. E tutto il nord si ritrovò sommerso da una coltre di neve. 

Gli sciatori in piazza Libertà e l'esercito in città: 40 anni fa la nevicata del secolo
Le prime pagine del Messaggero Veneto in occasione della grande nevicata dell'85 in Friuli

Quella neve che trasformò e ricoprì tutto, lasciando dietro di sé un misto di stupore, fatica e momenti indimenticabili. Abbiamo raccolto le testimonianze dei nostri lettori, ognuno con un frammento unico di quella storica nevicata.


Per inviare i vostri ricordi o le vostre immagini, scriveteci a web@grupponem.it con oggetto “la grande nevicata”


La nascita di un figlio

Ci sono ricordi che cambiano la vita. Proviamo solo a immaginare cosa vuol dire avere un bambino mentre fuori la neve blocca le strade, le scuole, i trasporti. Ed è proprio quello che è successo a Enza Fabro, che avrebbe avuto la sua bambina pochi giorni più tardi, il 18 gennaio, e Daniela Minutello: «Io ero in ospedale a partorire il mio primo figlio»

A casa a fare pupazzi di neve

Altro che social e storie che si cancellano dopo 24 ore. Insomma quei giorni sono impressi nella memoria come post it indelebili. C’è chi lo ricorda come Fabiana Lovato, vagamente («Io avevo tre anni, ricordo e non ricordo. Ma non dimenticherò la palla di neve lanciata dal balcone da mio padre») e chi invece era un po’ più grande come Anna Accaino, all’epoca diciassettenne: «Le scuole erano chiuse, tutti a piedi a spalare neve e a fare pupazzi».

 

Praticamente coetanea e con gli stessi ricordi Cinzia Cecchetto, 16 anni nell’85: «Bellissimo ricordo. A casa da scuola tutto il giorno con gli amici a spalare e a giocare a palle di neve». Le fa eco Samuela Bert: «Entusiasmante! A casa da scuola, felicissimi di fare il pupazzo di neve». Francesco Mattiussi, invece, ricorda la tanto inaspettata e felice pausa scolastica: «Una settimana a casa da scuola». Camminando tra i cumuli di neve si respirava un’aria di festa. La stessa che esprime ancora oggi Isabella Appolonia: «Sì, io c’ero. I giovani di Torsa tutti in piazza a giocare e fare il pupazzo». Ricordi condivisi anche da Gabriele De Magistra e Mino “Fantasie” che aggiunge un aneddoto originale: «Io ero uno dei tre con gli sci, prestati dal sottoscritto agli altri»

 

Sabrina ed Emiliano Foramiti nel giardino di casa a Pasian di Prato che giocavano a palle di neve
Sabrina ed Emiliano Foramiti nel giardino di casa a Pasian di Prato che giocavano a palle di neve
Sabrina ed Emiliano Foramiti nel giardino di casa a Pasian di Prato che giocavano a palle di neve
Sabrina ed Emiliano Foramiti nel giardino di casa a Pasian di Prato che giocavano a palle di neve

I ricordi in famiglia e da bambini

Tanti rimasero a casa e proprio nel caldo del contesto familiare, rivivono le sensazioni più belle. C’è Karen Panichelli che nel suo commento rammenta con affetto il gesto del padre: «Sì, abitavo a Montenars. Papà preparava la pappa per gli uccellini in cerca di cibo. Compii gli anni in quei giorni!». Barbara Negro, che allora aveva quattro anni, racconta: «Ricordo che ai miei zii non funzionava il riscaldamento». Lorena Trevisan, invece, ricorda l’atmosfera magica vissuta con gli occhi di una bambina: «per noi piccoli fu un momento magico». Lo stesso vale per Francesco Quartuccio che di anni ne aveva nove: «Ricordi indimenticabili».

Una foto inviata da Annamaria Benetello: aveva 3anni
Una foto inviata da Annamaria Benetello: aveva 3anni

Andare al lavoro in corriera (quando partiva)

E gli adulti? In effetti come testimoniato anche dall’edizione del Messaggero Veneto del 1985, dopo i primi momenti di felicità e magia collettiva, seguirono i disagi. Soprattutto per chi doveva spostarsi per lavoro. Nulla di grave, sicuramente, ma anche qui i nostri lettori hanno ricordi molto nitidi. C’è Paola Tuttino che commenta: «Io dovevo andare al lavoro con l'autobus e quando è arrivato in piazza era senza catene alle ruote e nella curva non riusciva ad andare avanti. Tutti i passeggeri si sono messi a spingere l'autobus e siamo riusciti ad andare a Udine». 

O anche Bruno Tonello che, arrivato al lavoro, ricorda: «Su 78 persone eravamo presenti solo io e altre 4». Per alcuni, la neve non fermò la routine: Alessandra Mulas racconta che «da Tarcento a Udine con la corriera sono andata ugualmente al lavoro». Un’esperienza non facilissima per Miriam Tomasino: «Altroché se ricordo, che avventura andare al lavoro in quei giorni. Oggi ci si ferma con molto meno». Sicuro è che qualche “miglioria” nell’abbigliamento ora c’è. Lo sa bene Mario Blas Ricca che ricorda: «Ero alpino a Tarvisio, facevano - 27° e le guardie erano ridotte per il freddo che ti congelava. L'aria era "frizzante", all'epoca il goretex non esisteva e nemmeno tessuti tecnici. Si stava solo con cotone e lana»

Uno spettacolo magico ma con qualche difficoltà

Insomma, fermi a casa o fuori a fare pupazzi di neve, tantissimi lettori ricordano con un pizzico di nostalgia quei giorni. Come Bruna Maniago che commenta: «Bellissima! Tutti a piedi» o Sabrina Silvestri che in uno slancio scrive «Bellissimo ricordo». Un paesaggio spettacolare, incantato, «quasi surreale» lo descrivono in coro Massimo Mussio, Orenzia Crepaldi Laura Zenarollal che però qualche disagio l’ha causato. Lo ricorda con simpatia Luca Ceretti che invece visse la nevicata in maniera un po’ diversa: «Una settimana in caserma in via Gemona». O ancora Enrico Bozzer: «Mi ricordo strade come lastre di ghiaccio»

E ora?

Non tutti i ricordi si fermano al 1985: Manuela Peressutti rivive in un commento anche la nevicata del 1987. Certo, ora parlare di 50 centimetri di neve sembra davvero fantascienza. E come spiegano Michele Bertoni  e Cristian Massimo per l’epoca, quella nevicata, non fu un evento eccezionale: «A quei tempi nevicava ogni anno…». Nel 2025 tutto avrebbe un sapore diverso: con inverni molto caldi ed estati in balìa di temporali, forse non riusciremmo a viverci la magia di una città che si ferma. Forse possiamo solo ricordare e fare come Luisa Macasso che chiude con un desiderio: «Io c’ero... quanto vorrei tornasse»

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