Nidec, mobilitazione contro i 157 esuberi

Pordenone, l’azienda non tratta: o accettate il piano industriale o chiusura entro tre anni. Giovedì pomeriggio la protesta in strada
FOTO MISSINATO - SCIOPERO DITTA NIDEC
FOTO MISSINATO - SCIOPERO DITTA NIDEC

PORDENONE. Nessuna disponibilità da parte della Nidec Sole Motor di Pordenone a trattare sui 157 esuberi tra i 409 dipendenti e i lavoratori sono scesi in strada, in segno di protesta.

L’amministratore delegato della fabbrica, Valter Taranzano, giovedì in assemblea, ha reso noto che non ci sono margini di trattativa. Di più: se le maestranze non accetteranno il piano industriale presentato, che contempla le eccedenze, entro un triennio lo stabilimento di Pordenone è destinato alla chiusura.

Nessuna apertura neanche rispetto alla turnistica: Nidec ha proposto di modificare l’attuale organizzazione del lavoro, che contempla sei giorni su tre turni, con il cosiddetto “sei per sei per quattro”, ossia sei ore quotidiane per sei giorni su quattro turni.

Un'opzione che penalizzerà i dipendenti in primis sul fronte economico, ma anche dei diritti acquisiti. Da qui il no degli addetti.

Gli scioperi quindi proseguono e se ne stanno valutando anche eventuali intensificazioni.

«I vertici di Nidec hanno annunciato che non c'è intenzione di accogliere le proposte che abbiamo avanzato – ha dichiarato il sindacalista di Uilm, Felice Iannelli –. L’amministratore delegato ha presentato quello che, secondo l'azienda, è un piano industriale, facendo capire che o si accetta in toto questo progetto o è a rischio la sopravvivenza del sito industriale di Pordenone. L’impresa sostiene che, entro un triennio, con l'organico attuale, la fabbrica non ha ragione di esistere, in quanto non sarebbe più competitiva. Non ci sono quindi alternative agli esuberi: Nidec non è disposta a trattare e chiede quindi una condivisione da parte dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali di quanto intende mettere in atto. E’ vero che sono previsti nel quinquennio 13 milioni di investimenti sullo stabilimento del capoluogo di provincia, in un’ottica di ammodernamento e rinnovamento in più ambiti, da prodotti a processi, da impianti a formazione e sicurezza, ma la maggior automazione industriale comporterà appunto la riduzione del personale».

La scure dei tagli si abbatterà in maniera maggiore sugli operai: 121 su 241 rischiano il posto. Ben uno su due e la gran parte sono donne. Dinanzi a questo quadro, i lavoratori non intendono mollare la presa e dunque fermare la protesta.

«Le eccedenze sono inaccettabili – hanno rimarcato le Rsu –: ribadiamo ancora la nostra contrarietà al piano di riorganizzazione che ci è stato presentato. Inaccettabile anche il fatto che Nidec non sia disposta a trattare».

I lavoratori, già la scorsa settimana, quando sono scattati i primi scioperi, avevano messo in evidenza la massima disponibilità al confronto, per individuare una soluzione che potesse soddisfare entrambe le parti. Ma l’azienda è rimasta ferma sulle proprie posizioni.

Oggi altra giornata di scioperi e di valutazioni su quali nuove iniziative intraprendere. Momenti di tensione e preoccupazione, insomma, per un'altra vertenza che si è aperta in una provincia già martoriata dalla crisi economica.

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