Niente concordato alla Dm Elektron, l’azienda dichiara l’autofallimento: 40 lavoratori a rischio
Un assetto, quello del gruppo, fortemente sbilanciato a favore della Romania e contro il quale i lavoratori a libro paga della società italiana si sono battuti a più riprese negli ultimi anni
BUJA. Dinnanzi all’inammissibilità del concordato, decretata lo scorso maggio dal tribunale di Udine, anche l’ultima speranza di poter mettere in sicurezza quel che resta dell’azienda produttrice di schede elettroniche è andata in fumo spingendo la proprietà ad alzare bandiera bianca. Alla fine, i libri in tribunale li ha portati lui, l’amministratore delegato di Dm Elektron, Dario Melchior, innescando la pronta risposta dell’ufficio giudiziario del capoluogo friulano che lo scorso venerdì, in camera di consiglio, ha decretato il fallimento di Dm Elektron spa e nominato Sante Casonato come curatore fallimentare.
La crisi
Impossibile per l’azienda di Buja reggere l’urto della contingente situazione economica che al gruppo, costituito dalla società italiana e dalla controllata romena, è costato anzitutto una contrazione del portafoglio rispetto al budget e la parziale impossibilità di realizzare le commesse a causa della difficile (e onerosa) reperibilità dei microchip. Condizioni che sommate alla precedente situazione di crisi vissuta dall’impresa devono aver indotto Melchior a dire, suo malgrado, basta. Cercato a più riprese, l’imprenditore che ha guidato a lungo l’azienda insieme alla moglie Michela Del Piero ha preferito ieri la via del silenzio. La sedimentazione di una scelta non facile, che impatterà sull’attuale gestione, in capo alla veronese Exor, e sui dipendenti rimasti agganciati all’azienda, poco meno che 40 in Italia: 20 effettivamente al lavoro, i restanti in cassa integrazione straordinaria per crisi.
I prossimi passi
Cosa farà ora l’azienda veronese che ha preso in affitto la Dm all’inizio di quest’anno? È la domanda che si fanno i sindacati. E che si fa pure il neo nominato curatore fallimentare. Raggiunto ieri al telefono, Casonato (già commissario giudiziale di Dm Elektron)« ha preso tempo: «Ho lasciato l’azienda un anno fa e devo ancora leggere le carte. La prima cosa da verificare però saranno le intenzioni di Exor». Che al momento non parla. «No comment» fa sapere il segretario di Fiom Cgil Udine, David Bassi, dopo aver sentito il consulente della società veneta. Ricorda, però, il sindacalista che condizione sine qua non per l’acquisizione di Dm Elektron da parte di Exor, successiva all’affitto di ramo d’azienda, «era l’omologa del concordato».
Due mesi di tempo
È invece arrivata una sentenza di fallimento che, non v’è dubbio, rende la strada ancor più in salita. Non ultimo perché la curatela - chiamata a prendere una decisione entro due mesi - dovrà fare i conti non solo con la società italiana, ma pure con quella romena, che di fatto è il contenitore dell’intera produzione (o quasi) di Dm Elektron. È là infatti che ci sono la manodopera (un centinaio di dipendenti) e i macchinari. Un assetto, quello del gruppo, fortemente sbilanciato a favore della Romania e contro il quale i lavoratori a libro paga della società italiana si sono battuti a più riprese negli ultimi anni, arrivando a bloccare i camion in ingresso a Buja per tentare di evitare lo spostamento oltreconfine dei macchinari. Scene rimaste indelebili negli occhi di lavoratori e sindacalisti, che appaiono come presagi di quanto si sarebbe poi verificato.
Dipendenti in allarme
Oggi a Buja restano poche decine di lavoratori, nulla rispetto agli oltre 200 di una decina di anni fa. Tra procedure di licenziamento collettivo, accordi di solidarietà e uscite volontarie, la forza lavoro si è andata via via riducendo fino agli attuali 40 che stavolta rischiano davvero di restare senza occupazione e senza ammortizzatori, considerato che la Cigs in vigore scade alla fine del mese. Il sindacato non intende perdere tempo. «Incontreremo Exor il prima possibile» ha fatto sapere Bassi ieri. Gli ha fatto eco Pasquale Stasio, segretario di Fim Cisl Fvg che ha aggiunto: «La cassa integrazione scade il 27 giugno, dovremo capire se ci sono soluzioni e quali adottare».
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