Niente mascherina al bar: fioccano quattro multe. Il titolare: «Ora basta, chiudo tutto»

FONTANAFREDDA. Padre e figlio, quando sono entrati al bar Casagrande di via Stringher, a Fontanafredda, non potevano sapere che sarebbero diventati i primi multati della provincia per non aver indossato la mascherina all’aperto.
E non poteva saperlo neppure il gestore del locale – che si chiama Bruno Casagrande e che ha 63 anni – che la multa sarebbe toccata anche lui e a suo padre Mario, che di anni ne ha 90, e che stava tornando dalla passeggiatina serale, anche lui senza la protezione sul volto.
E ora Bruno Casagrande è furibondo: «Ho tirato giù la saracinesca stasera e non la rialzerò più. Basta, chiudo tutto. Questo bar è gestito dalla mia famiglia da settant’anni anni. Ma ora non ne posso più».
I fatti sono andati più o meno così. Poco prima delle 18, seduti ai tavolini esterni del locale, c’erano due uomini: padre e figlio. Bevevano un taglio, non portavano la mascherina. Congiunti, sembrerebbe. Che stavano bevendo, sembrerebbe. Parlavano del più e del meno, godendosi il bicchiere di vino prima di cena. Il distanziamento? Chissà.
Dentro al bar il gestore, anche lui senza mascherina. «Ma io non devo portarla, sono stato male e aspetto la certificazione del mio medico», protesta al telefono Casagrande. C’è un quarto protagonista: il padre del gestore, al rientro dalla passeggiata. E neppure lui ha la mascherina.
Il doppio quadretto familiare è interrotto dall’arrivo di una pattuglia della polizia locale di Fontanafredda. I vigili entrano, chiedono i documenti, chiedono conto di come mai clienti e gestore non abbiano la mascherina sul volto. Secondo Bruno Casagrande non vogliono sentire ragioni: multa a tutti. Ai due avventori, al gestore del locale e al padre.
La legge dice che non portare la protezione anti-Covid all’aperto “costa” da quattrocento a mille euro. E così è: quattro firme sul verbale e a ognuno il vaglia per pagarla.
Ma Casagrande fa il diavolo a quattro. «E adesso dovete scrivere quello che vi dico io, capito? Basta – scandisce mentre la voce sale di tono –, basta. Mio nonno Ugo ha aperto questo bar settant’anni fa. Mio padre Mario l’ha fatto prosperare. E io, Casagrande Bruno, ho cercato di fare del mio meglio. Ma più di così non ce la faccio.
La multa? Non l’ho neanche ritirata, il verbale l’ho lasciato a loro. Ho tirato giù la saracinesca e non rialzerò. E dico di più: questa è una truffa alla quale non voglio abboccare. Non pago. Mi arriverà la notifica? Bene, farà la stessa fine del verbale. Non pago, non voglio pagare e non voglio ingrassare più nessuno». —
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