Niente piscina, c’è Sassolino beach

SACILE. La piscina c’è: tuffi nel Livenza e nel Meschio, a Sacile. Cartoline dell’estate africana sul web per dare gambe e immagini ai sogni di chiare, fresche e dolci (un po’ inquinate dagli scarichi, magari) acque.
Temperature a 40 gradi, soglia dell’ozono alta e voglia di fresco. I social media taggano lo scatto “old”, come lo chiama Roberto Cao autore doc, sulla Sacile in bianco-nero di 50 anni fa su Facebook. Un incanto. Ragazze bon ton con l’acqua al polpaccio, intente a leggere con il filino di perle al collo: e dove le trovi, tra le material girl del terzo millennio?
Altra epoca e altro scatto all’Indiana Jones, quello che immortala Massimo Cadel nel Livenza vissuto a bracciate. La canicola si bypassa, anche sfidando le correnti del Livenza e Meschio, ma manca la piscina. Quella privata e convenzionata, nell’Olympia’s center è rimasta un progetto e per tutti i forzati delle estati in città, si va ai tempi supplementari. Per stare a bordo vasca, gli appassionati e sportivi sacilesi fanno i pendolari a Gaiarine, Fontanafredda o Pordenone.
Negli anni Ottanta, il tentativo di gestione di una piscina in via Martiri Sfriso, fu accantonato per problemi logistico e soprattutto economici. Aperta e chiusa, sotto il condominio dove era stata progettata non resta nemmeno un ricordo della struttura.
Le alternative, sono quelle naturali degli “spiaggiati” a chilometri zero. Sole estivo e tintarella no-cost, nella “Sassolino beach” che è la spiaggetta di sassi appunto, sulle rive del Meschio. Funziona come una Brussa traslocata a Sacile: intere generazioni sono passate su quelle rive, che hanno l’effetto di un anti-depressivo alla voglia di mare. Qualche avvistamento nudista c’è stato due anni fa, ai primi caldi, ma il popolo della tintarella dietro la colonia Tallon si sparpaglia in anonimato tra cespugli, anse, pozze limpide d’acqua. Qualcuno fa i barbecue, ma la zona è tranquilla e offre chiazze di verde per la siesta.
«Si sta tranquilli», hanno spiegato Sara e Alessio sulla spiaggetta fluviale con gli amici. Un paradiso gratis dove anche gli stranieri (si trovano spesso nella colonia Tallon per party serali) portano i bambini. Un tuffo, il bagno di sole e non ci sono le file da fare come capita verso Jesolo, Bibione e Lignano.
Niente code: tanti arrivano in bicicletta sugli argini, e con l’asciugamano steso sui sassi, cercano il fresco. Manca il bagnino, si sa: tuffi proibiti come nel Livenza, ma chi controlla?
«Più controlli e cartelli sulle sponde per osservare le norme a garanzia della vita umano nelle anse dei fiumi adibite alla balneazione», ha messo i paletti di recente Giovanni Aneggi, fiduciario provinciale della sezione salvamento di Pordenone della Federazione italiana nuoto.
L’invito ai sindaci della Provincia, al prefetto e al questore è di controllo delle anse dei fiumi. «Dove si ritiene possibile la balneazione deve essere impiegato un assistente ai bagnanti o ci devono essere cartelli di balneazione pericolosa o divieto di balneazione».
Chiara Benotti
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