Niente più biliardino e flipper: «Sono come i videopoker». Ma cosa c’è di vero? Il decreto e la risposta delle Dogane
I sindacati dei balneari hanno lanciato l’allarme: «Si rischiano 4000 mila euro di multa». E il tam tam sui social ha fatto il resto. Immediata la smentita del direttore dell’Agenzie delle Dogane
LIGNANO. Con rullo o no, il lato dei giocatori blu o quello dei giocatori rossi. Almeno una volta nella vita abbiamo giocato, vinto o perso al calciobalilla. Ma adesso l’amato passatempo estivo rischia di avere una battuta d’arresto. L’Agenzia delle entrate ha imposto a gestori di bar e siti di intrattenimento un «nulla osta (che si ottiene anche tramite autocertificazione) per la messa in esercizio del calciobalilla e dei tavoli da ping pong».
In altre parole, il biliardino viene equiparato alle slot machines e in caso di non conformità alle direttive dell’Agenzia, si rischia una multa fino a quattromila euro. Dalle Dogane specificano anche che tale norma si applica a carambole, biliardi, dondolanti per bambini e tavoli da ping pong. Tutti quegli apparecchi da intrattenimento senza vincita di denaro. Indignazione, messaggi sui social, il tam tam sulle spiagge italiane. Ma la norma sul biliardino risale a più di qualche anno fa, vediamo.
La norma è del 2000
Tutto nasce da alcune norme dell’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli, entrate in vigore fra maggio e giugno, il cui obiettivo è regolamentare l’ambito dei giochi negli esercizi pubblici distinguendo quelli che prevedono vincite in denaro da quelli che non le prevedono. Ma l'Agenzia spiega: «L'attuazione della legge del 2012 produce, automaticamente, l'assoggettamento di tali apparecchi a obblighi di certificazione e di rilascio di titoli autorizzatori. Questi obblighi sono previsti da norme entrate in vigore fin dal 2000». Qui il pdf del decreto.
Questione di imposte.
Si parla, quindi, di imposte. Fino allo scorso anno infatti i calciobalilla erano esenti al pagamento sugli intrattenimenti applicata ai giochi a pagamento con vincita di premi. Ora il decreto n. 65 del 18 maggio 2021 ha previsto che anche i locali in possesso di biliardini e flipper debbano versare la tassa, che ammonta all’8% dell’imponibile medio forfettario oltre al limite Iva e dotarsi della conseguente autorizzazione da parie dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli.
La soluzione? C’è ed è un’autocertificazione. Tutti gli apparecchi che non erogano vincite in denaro o tagliandi possono essere installati solo se dotati di un «nulla osta di messa in esercizio». Tra gli apparecchi nel mirino ricadono biliardi, ping pong, flipper e appunto i calciobalilla. Pertanto entro il 15 giugno (come sostengono i sindacati) i gestori avrebbero dovuto fare la richiesta del titolo autorizzativo all'Agenzia delle Dogane. Lo stesso iter che si fa per i videopoker.
Le risposte dei sindacati
Sul piede di guerra Antonio Capacchione, presidente di Sib, Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio che riunisce 10mila stabilimenti balneari. Che all’Ansa e in un’intervista su Open dice: «Tutti sono tenuti a denunciare all’agenzia delle Dogane calcio-balilla, ping pong e flipper, anche se gratuiti. E si deve attendere l’autorizzazione per metterlo in esercizio. In attesa, per ogni biliardino la sanzione è di 4000 mila euro: Siamo alla pura follia».
«La legge è del 2003 – sostiene Capacchione – ma l’interpretazione estensiva anche al calcio balilla e a tutti i giochi senza vincite in denaro è del 2021 con entrata in vigore a giugno 2022. Cioè queste segnalazioni andavano fatte entro il 15 giugno 2022. Così il biliardino è come il videopoker: non ho parole, altro che semplificazioni burocratiche e fiscali. Siamo alla vessazione, siamo all’assurdo».
La replica dell’Agenzia
Il direttore delle Dogane, Marcello Minenna, ha spiegato in un’intervista a Radio Capital che «esiste un’imposta che chi mette questi biliardini nei propri esercizi versa da quasi 20 anni. Un fisso, una decina di euro al mese. L’agenzia ha semplificato un obbligo di legge in una autocertificazione, ha fatto una proposta emendamento per creare un’ulteriore semplificazione, che consente all’agenzia dopo alcune verifiche di eliminare queste autocertificazione».
Secondo il direttore dell’Agenzia «non abbiamo dato mandato agli organi ispettivi di emettere sanzioni perché siamo in un periodo transitorio. Per la quarta volta abbiamo riaperto i termini per presentare le autocertificazioni per i ritardatari».
«L’agenzia – ha spiegato Minenna – ha semplificato la disciplina del 2012 che era dormiente che è diventata operativa, trasformando un obbligo di legge in una autocertificazione». E «se l’oratorio fa l’oratorio, il gioco viene dato a titolo gratuito, se invece c’è un bar si capisce che è un altro tipo di attività». Secondo questa «autocertificazione devo rispettare delle regole che sono sul nostro sito, dedicate alle persone che possano giocare in santa pace».
Inoltre l'Agenzia ha precisato all’Ansa che «sotto l'aspetto tributario, tali apparecchi sono assoggettati,
da oltre 20 anni, all'imposta sugli intrattenimenti. Nulla è cambiato con la nuova regolamentazione. Nei mesi di maggio e giugno del 2021, sono state adottate regole tecniche e amministrative per la produzione e l'installazione di tali apparecchi, nei luoghi aperti al pubblico, dando semplicemente attuazione ad una norma di legge dell'anno 2012».
«È di tutta evidenza - prosegue la nota - che l'Agenzia si è semplicemente limitata a dare attuazione ad una norma di legge consentendo la regolarizzazione di oltre 85.000 apparecchi attraverso la semplice compilazione di una autodichiarazione da presentarsi a cura del proprietario. L'Agenzia, pertanto, ha sempre operato con l'intento di garantire il parco macchine esistente e il suo corretto esercizio»
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