Niente più dividendi: l’Atap smette di sostenere i bilanci comunali

Martina Milia

PORDENONE. L’aumento delle tasse, che il Comune di Pordenone si prepara ad applicare, va letto non solo con l’aumento dei costi delle materie prime e dei costi dell’energia.

Per capire appieno come mai si chiuda un’epoca, bisogna tenere conto di un altro non trascurabile elemento: la partecipazione in Atap, la società del trasporto pubblico locale di cui sono azionisti – da quando ha chiuso i battenti la Provincia – tutti 50 Comuni della Destra Tagliamento, non è più un bancomat a cui ricorrere per chiudere i bilanci.

Non lo sarà per il 2022, ma potrebbe non esserlo più nemmeno in futuro. Perché il valore patrimoniale della società è stato ridotto – con l’obiettivo di vendere le azioni, come previsto dalla legge Madia – e perché la gara che ha affidato alla Tpl Fvg scarl (di cui Atap fa parte) la gestione del trasporto su gomma in regione ha imposto vincoli, in alcuni casi, bizzarri.

Basti pensare alle sanzioni per i ritardi chilometrici che hanno costretto la società, come spiegato anche dal sindaco nell’ultimo consiglio comunale, ad accantonare una posta milionaria per pagare quelle “multe” virtuali.

Il tema di Atap svuotata dall’amministrazione Ciriani per alimentare la spesa corrente è uno dei cavalli di battaglia del capogruppo del Pd Nicola Conficoni.

Allo stesso tempo è facile per il sindaco Ciriani rispondere che l’utilizzo degli utili Atap per chiudere i bilanci in parte corrente è una antica “abitudine”, che è stata consolidata nel tempo anche dalle amministrazioni di centrosinistra.

Conficoni ribatte che il valore patrimoniale dell’azienda, però, è stato dimezzato dall’attuale sindaco, Ciriani ricorda che è stata la sua giunta a “salvare” la società dalla scalata del privato.

Nel mezzo il Movimento 5 stelle che da sempre condanna la scelta di usare le risorse di Atap per finalità diverse dalla valorizzazione del trasporto pubblico.

Al di là di come la si pensi, i Comuni devono iniziare a ragionare facendo a meno delle generose “mance” di Atap. La pandemia ha accelerato questo processo perché, nonostante nel 2020 Atap abbia comunque realizzato un utile di 2 milioni, i soci hanno prudenzialmente destinato l’utile a riserva (nell’assemblea dello scorso luglio).

Il 2021 ha visto comunque un aumento importante delle spese legate alla pandemia per cui il futuro – Pordenone ha quasi il 37% delle azioni per cui era abituata a un dividendo pesante, ma anche Cordenons e Porcia potevano contare su entrate comunque utili – richiederà parsimonia.

Negli ultimi 20 anni Atap ha prodotto più di 90 milioni di euro solo di utili e, di questi, la metà ovvero circa 45 è stata distribuita ai soci.

Pordenone, che è il socio di maggior peso, dal 2002 a oggi si è portato a casa circa 15 milioni di euro. La distribuzione ha sempre trovato d’accordo la gran parte dei Comuni, qualunque fosse il colore politico degli amministratori locali, proprio perché gli enti locali attraverso queste risorse fresche potevano compensare la spesa corrente senza magari toccare la pressione fiscale, ma anche dare una boccata d’ossigeno agli investimenti.

Al dividendo, poi, vanno aggiunte le riserve: anche qui 45 milioni di euro distribuiti più o meno equamente nel periodo 2020-2012 e 2017-18. La società, che nel 2002 aveva un patrimonio di 40 milioni di euro circa, ha toccato l’apice nel 2009 (86 milioni) per scendere a 56 milioni nel 2018.

Ora si è riaperto il dibattito sulla cessione o meno dell’azienda. Il Comune ha posticipato la decisione a fine 2022. La pandemia impone riflessioni anche su quella che sembrava una scelta irreversibile.

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