Niente stop a Bernardi ma l’eredità non c’è più
UDINE. Le richieste di “congelare” il Gruppo Bernardi, per permettere alla figlia minorenne avuta fuori dal matrimonio dall’imprenditore Riccardo Di Tommaso di ottenere la sua quota di eredità, sono state respinte dai tribunali di Udine e del Lussemburgo. Ma il colpo più duro da digerire per gli avvocati Giuseppe e Massimiliano Campeis, che tutelano la madre della bambina insieme al legale Maurizio Lupoi, è arrivato direttamente da quello che fino a pochi anni fa era il più grande impero dell’abbigliamento “made in Fvg”. Il gruppo ha infatti presentato al tribunale di Roma l’istanza di ammissione al concordato preventivo. Per l’azienda insomma la situazione è critica.
«Se viene meno l’oggetto del contendere - ha precisato Giuseppe Campeis - è chiaro che viene meno anche la controversia». Quello che appariva come un colosso milionario sembra infatti essersi trasformato in un insieme di scatole vuote. «E noi vogliamo capire - spiega Campeis - come e perché si sia verificato questo tracollo. Da quando Di Tommaso è mancato (era il 24 gennaio 2010, ndr) il gruppo è entrato in una spirale che l’ha portato a perdere valore in modo esponenziale. Rischieremmo di fare una guerra per ottenere un pugno di mosche.
Per questo motivo ci concentreremo per valutare eventuali responsabilità degli amministratori. Se il crollo è stato causato soltanto dal difficile contesto economico non ci sarà motivo per continuare questa battaglia viceversa potremmo proporre nuove azioni se tra le cause ci fossero delle scelte gestionali inopportune».
Di sicuro lo studio Campeis non intende impugnare il provvedimento del Lussemburgo. Per quanto riguarda la sentenza di primo grado firmata dal giudice Mimma Grisafi invece, si attende la decisione della Cassazione che a sezioni unite dovrà esprimersi sulla giurisdizione dell’attacco al trust portato da Campeis e Lupoi, chiarendo se la competenza è dei tribunali italiani o inglesi. «Il tribunale ha accolto la nostra eccezione preliminare sulla giurisdizione», hanno commentato Luca Ponti e Paolo Panella che con l’avvocato Saverio Bartoli difendono i figli Diego e Silvia Di Tommaso e la moglie Fiorella Conchione, e l’avvocato Roberto Omenetto che rappresenta invece i trust con base a Londra e in Svizzera.
Nel 2000, insieme alla moglie, Di Tommaso aveva trasferito il patrimonio del gruppo di cui erano proprietari al 50% a un trust, strumento tipico del diritto anglosassone il cui amministratore (il trustee che in questo caso sono due, uno a Londra, l’altro a Lugano) è chiamato a gestire dei beni per una determinata finalità. Tra gli scopi del trust c’è anche quello di tutelare i beneficiari e i loro eredi.
Che in questo caso sono quattro: la moglie Fiorella Conchione, i figli Diego e Silvia e la minorenne per la quale si batte lo studio Campeis che ha messo nel mirino anche i due trust costituiti da Diego e Silvia in favore della madre, rimasta vittima di un incidente che l’ha costretta sulla sedia a rotelle. I due hanno trasferito appartamenti di lusso e proprietà per garantire un’assistenza adeguata alla madre, ma lo studio Campeis sospetta invece che il vero motivo sia la volontà di mettere al riparo anche questo patrimonio dalle rivendicazioni della loro assistita.
La battaglia principale però si giocava nei confronti del trust e dopo un primo stop alle attività straordinarie arrivato da Lugano Campeis ha provato senza successo a fermare le società “sotto” al trust svizzero, in Italia e Lussemburgo.
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