No agli spostamenti tra le regioni, scuole chiuse fino all'Epifania: la linea del governo. Oggi si decide sulla zona rossa

ROMA. La prospettiva di un’Italia che torna a colorarsi di giallo, proprio nel periodo delle feste, non esalta il governo. Tanto che persino per Gesù Bambino, dice con una battuta il cattolicissimo ministro Francesco Boccia, «non sarebbe un’eresia farlo nascere due ore prima».
I dati continuano a offrire segnali di speranza, la pressione sugli ospedali inizia ad allentarsi, ma proprio per questo «non possiamo abbassare la guardia», ripete come un mantra Giuseppe Conte. Sono 29.003 i nuovi casi Covid registrati ieri su 232.711 tamponi effettuati, con un tasso di positività del 12,5%, in lieve aumento rispetto al giorno precedente, ma sempre distante dai numeri record di metà novembre. Per la prima volta, poi, decrescono contemporaneamente sia i ricoveri (-275) che le terapie intensive (-2), nonostante il numero dei morti, arrivato a +822 ieri, continui a essere quello più difficile da digerire.
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Oggi verrà aggiornata la mappa colorata dell’Italia e il premier si augura il calo dell’Rt a 1: «Sarebbe un segnale importante di riduzione della diffusione del contagio – dice al Tg5 – e mi aspetto che molte regioni, da rosse, diventino arancioni o gialle». Compresa la Lombardia che, dice il ministro Roberto Speranza alla Stampa, ha «i numeri per diventare arancione». Ma sarà un sollievo momentaneo, perché il governo ha intenzione di modificare il peso dei 21 parametri che stabiliscono le fasce di colore. Proprio l’indice Rt citato da Conte dovrebbe perdere rilevanza, mentre acquisirebbero peso i parametri che riguardano la saturazione dei posti letto negli ospedali, ordinari e di terapia intensiva, e l’incidenza dei casi Covid in rapporto alla popolazione. In questo modo, molte regioni rimarrebbero arancioni ancora a lungo.
Ed è stata larga la sintonia intorno all’idea di vietarli, anche tra Regioni gialle, se non per chi torna nel proprio Comune di residenza o per chi si muove per motivi di lavoro, di salute o per problemi gravi e improrogabili. Centri commerciali ancora chiusi la domenica, ma M5S e Italia viva stanno sondando la possibilità di allentare le maglie per bar e ristoranti, allungando l’orario di chiusura, magari fino alle 21. Arriveranno comunque ulteriori ristori – ha annunciato Boccia – almeno per le attività di quelle Regioni che hanno adottato misure più restrittive di quelle del governo. Si tratta di un fondo da 250 milioni di euro che sarà pronto a partire dalla prossima settimana, messo a disposizione di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo.
Futuri ristori promessi anche a chi subirà un danno dallo stop alla stagione sciistica. A preoccupare i governatori resta il problema di Austria, Svizzera e Slovenia, intenzionate a non chiudere i loro impianti. Per questo, alcuni di loro hanno chiesto durante il vertice con Boccia e Speranza di chiudere le frontiere. Impossibile. Italia e Germania stanno cercando un’intesa a livello europeo e dal ministero dell’Economia filtra ottimismo sulla possibilità di avere anche la Francia dalla parte dei Paesi che, responsabilmente, terranno chiuse le piste. Se però non si riuscirà a tenere dentro l’accordo tutti i Paesi “montani”, allora si imporrà una quarantena obbligatoria di 14 giorni per chi volesse uscire dall’Italia per passare qualche giorno sulla neve. Come la stagione sciistica, dovrà rimanere fermo ai blocchi di partenza anche il mondo della scuola. I governatori, durante il vertice con Boccia e Speranza, hanno chiesto quasi all’unanimità di riportare studenti di medie e superiori in classe solo dopo l’Epifania. Farlo prima, ha avvisato il presidente della Liguria Giovanni Toti, sarebbe «una mossa inopportuna, in assenza di un programma di scaglionamento degli ingressi e di un servizio pubblico che oggi prevede capienza al 50%». —
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