No alcol, dolci e pizza: ecco i “fioretti” più praticati

LA CURIOSITà
Hanno contato i giorni, stretto i pugni, sudato e resistito. Sono gli “eroi” del fioretto, ormai una rarità ai tempi della quaresima 4.0 e della chiesa ultra-misericordiosa. Lo hanno fatto per fede, per tradizione o per necessità. Sono quelli che il contatore oggi segna 43 giorni no-qualcosa, in attesa del “rompete le righe” il giorno di Pasqua.
«Il fioretto è legato al mese di maggio, mese mariano, quando si usava donare alla Madonna una corona di fiori. Poi, traslato, è diventato il fiore, cioè il sacrificio, la rinuncia a qualcosa», incornicia l’argomento don Leo Collin, giornalista de Il Popolo e responsabile della pastorale della salute. Il suo fioretto quaresimale? «È legato al cammino liturgico, ho favorito uno spirito di penitenza e di maggiore disponibilità all’ascolto».
Sin qui le cose spirituali. Ora veniamo a quelle più... mondane.
Due i “principi storici del fioretto”: l’assessore alla sicurezza di Pordenone Emanuele Loperfido e il presidente provinciale degli alpini Ilario Merlin. Per il primo quaresima no pizza, per il secondo no alcol. «È un alimento di cui non riesco fare a meno: so che non fa benissimo in queste quantità, ma 4-5 pizze la settimana sono la media base. Mi dispiace, ma non riesco a dire di no – sorride l’esponente di Fratelli d’Italia – a wurstel con patate al forno: lo sanno tutte le pizzerie della città. Diciamo che è una questione dietetica che abbino al periodo di quaresima». Stop a qualsiasi alcolico è il proposito rispettato alla lettera dal presidente della sezione alpini: «Acqua naturale per tutta la quaresima. Solo per il compleanno di un familiare ho derogato con un bicchiere di una bibita».
Torniamo nell’agone politico dove ad affrontare sacrifici sono due donne: Federica Sacchetti, coordinatore di Forza Italia a Sacile, e Daniela Giust, esponente di primo piano del Pd di Pordenone. Per entrambe la rinuncia è la classica: i dolci. «Devi rinunciara a qualcosa che davvero ti manca se non hai e quella cosa per me sono i dolci: la brioche la domenica mattina o il dessert a fine pranzo», dice l’azzurra liventina. Sulla stessa linea la dem pordenonese: «I dolci costituiscono una grande rinuncia. E comunque, al di là dell’aspetto religioso, qualcosa che ricordi che viviamo ancora nell’abbondanza rispetto a tante altre persone che mancano di tutto».
No alcol e no prosciutto crudo, infine, per Michele Zuliani, assessore di Fdi a Spilimbergo, al primo fioretto di quaresima: «L’aperitivo si condivide in compagnia. Ora condivido l’acqua». Resistere, mancano 48 ore. Che cosa sono rispetto a 43 giorni? —
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