No alle mascherine e alle barriere di plexiglass in classe: lettera-petizione di genitori e insegnanti

I firmatari scrivono al presidente della Regione Fvg, Fedriga. «Serve il distanziamento? Classi ridotte e lezioni in giardini, musei e castelli»
epa08418508 Teachers set up dividers on tables in a cafeteria of Duksoo High School in Seoul, South korea, 13 May 2020. The school will reopen on 20 May 2020. EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT
epa08418508 Teachers set up dividers on tables in a cafeteria of Duksoo High School in Seoul, South korea, 13 May 2020. The school will reopen on 20 May 2020. EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT

UDINE. No al distanziamento sociale a scuola. Perché i bambini, i ragazzi e i giovani non dovrebbero neppure conoscere la lontananza, non solo fisica ma anche umana, rispetto al prossimo. È questo il pensiero che mille 600 insegnanti e genitori – il dato è di venerdì 5 giugno, destinato a crescere – di tutto il Friuli Venezia Giulia vogliono far valere in vista della ripresa dell’attività didattica, che oggi appare ricca di vincoli, barriere e precauzioni anti-coronavirus.

La classe alveare senza sentimenti
Senior students wait for class to begin with plastic boards placed on their desks at Jeonmin High School in Daejeon, South Korea, Wednesday, May 20, 2020. South Korean students began returning to schools Wednesday as their country prepares for a new normal amid the coronavirus pandemic. (Kim Jun-beom/Yonhap via AP)

Sono i firmatari digitali di una lettera-petizione destinata al presidente della Regione Massimiliano Fedriga, sulla scorta di quella presentata nei giorni scorsi dai promotori del movimento “La scuola che accoglie”, nato spontaneamente in rete, alla Provincia autonoma di Trento, corredata di 6 mila sorttoscrizioni.



Scuola e società

«Riteniamo – recita il testo – che al mondo della scuola non sia stata data la dovuta attenzione da parte delle istituzioni. Si è scelto di chiuderla, sono stati stanziati alcuni milioni di euro per la didattica a distanza, ma è mancata una riflessione che permetta di ripartire in una condizione di benessere generale.

Quale scuola, e di conseguenza quale società, vogliamo costruire per il domani? Su quali principi e con quali basi vogliamo riaccogliere, riaprire e incontrare nuovamente i nostri giovani?

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Disposizioni di sicurezza nelle aule del Convitto Umberto Primo, Torino, 11 maggio 2020. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Ciò che purtroppo emerge, da tutte le proposte che abbiamo sentito finora, è un principio di paura: del contagio, del contatto, del respiro, della contaminazione, della vicinanza. In sostanza, paura di vivere.

Noi non siamo d’accordo: i bambini naturalmente si assembrano, in maniera innata si avvicinano, ricercano contatto, abbracciano chi sentono vicino, ricercano conforto, e poi si scambiano oggetti, giochi e si parlano a distanza ravvicinata.

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Non riusciamo a immaginare una scuola, né un mondo, in cui tutto ciò non accada, perché creare un’abitudine di questo tipo è molto rischioso, soprattutto in bambini che si apprestano ad affacciarsi alla vita».

Isolamento dannoso

«Non vogliamo – scrivono insegnanti e genitori – che i nostri bambini e i nostri ragazzi stiano a scuola lontani dagli altri, divisi magari da un pannello di plexiglass, con una mascherina sulla faccia, non vogliamo che abbiano questo ricordo della loro infanzia o adolescenza. Riteniamo doverosa una seria riflessione sulla proposta di utilizzo dei dispositivi di protezione.

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Beta test con entrate diversificate e lezioni virtuali presso il liceo Alfieri, Torino, 06 Maggio 2020. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

La mascherina crea difficoltà di respirazione e di comunicazione. Anche la didattica a distanza incide negativamente sulla salute fisica e psichica dei bambini e dei ragazzi per l’utilizzo prolungato di uno schermo. E non dimentichiamo la gravità del problema di tutti i bambini con bisogni educativi speciali, che sono stati di gran lunga i più penalizzati – in quanto dimenticati – da questa didattica».

Giardini e castelli

La critica è costruttiva, non mancano le proposte: «Chi lavora con i bambini e i giovani sa che il rischio zero non esiste e che il rapporto adulto-bambino si crea attraverso la gestualità e il contatto fisico. Se vogliamo parlare di distanziamento, possiamo semmai pensare di creare classi ridotte. Possiamo progettare una didattica che coinvolga maggiormente gli spazi all'aperto.

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Possiamo partire dagli edifici: le nostre scuole spesso hanno aule inutilizzate, che possono essere riabilitate. In regione abbiamo a disposizione grandi spazi immersi nel verde, che si prestano molto bene per la didattica. Il nostro territorio offre molte possibilità anche dal punto di vista storico e scientifico: musei, castelli, giardini, luoghi storici, che ben si prestano per affrontare gli argomenti del curricolo.

Abbiamo inoltre parecchie caserme dismesse e vari edifici demaniali lasciati all'incuria che, se ristrutturati, possono diventare edifici scolastici, centri di aggregazione, laboratori».

Salute fisica e mentale

Il documento si conclude ricordando la definizione di salute da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità: “Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo l’assenza di malattia”: «Dobbiamo rimettere la pedagogia al centro dei nostri pensieri assieme all’educazione civica, alla formazione completa dei cittadini di domani». —

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