Nomadi, forza sempreverde FOTO

Da mezzo secolo un faro di musica, gioia e speranza nel panorama italiano, si sono esibiti al Teatro nuovo Giovanni da Udine

UDINE. Più Nomadi che mai, da mezzo secolo un faro di musica, gioia e speranza nel panorama italiano, incuranti di ogni moda effimera, impegnati nel sociale su vari fronti: il gruppo guidato con mano sicura da Beppe Carletti, ha offerto al popolo nomade friulano una performance da incorniciare, modernissima, con ben sei canzoni nuove dell’ultimo album Terzo Tempo del 2012, un lavoro registrato per la prima volta a Londra, innovatore nel solco della tradizione.

I Nomadi del 2013, dopo l’innesto del bravissimo cantante padovano Cristiano Turato, hanno un equilibrio negli arrangiamenti ancora più elegante che in passato e la sinergia fra i sei sul palco è davvero vincente. In due ore e mezza di concerto hanno infiammato l’altra sera il Teatrone quasi colmo di un pubblico di ogni età.

Accanto a Beppe Carletti hanno giostrato in perfetto interplay annunciando i brani e dialogando fra loro e con la gente con brio e voglia di divertire il maestro di batteria Daniele Campani, il sempre più raffinato Cico Falzone, sorriso del gruppo, alle chitarre trattate con rara perizia, il poderoso bassista Massimo Vecchi, anche voce graffiante, l’eclettico jolly Sergio Reggioli al violino, chitarre e voce.

Qualche parola in più per Cristiano Turato: il cantante e chitarrista ha messo splendidamente in luce una vocalità potente, sempre misurata, con echi classici e rock, commovente per dolcezza interpretativa in pezzi come Se non ho te e Apparenze. Il gruppo più longevo d’Italia, secondo al mondo dietro soltanto ai Rolling Stones, celebrerà in giugno a Cesenatico, dal 14 al 16, il mezzo secolo di attività continuativa senza stop nonostante momenti ben duri come la scomparsa del grande Augusto Daolio e di Dante Pergreffi, bassista, nell’anno maledetto 1992.

Molti saranno in quella circostanza i big ospiti a cantare i brani nomadi ascoltati anche l’altra sera, in particolare i pezzi storici come Dio è morto, Canzone per un’amica, Ala bianca, l’inno che chiude tutti i concerti Io vagabondo e, ancora, Abbi cura di te, Tutto a posto, Suoni e Il fiore nero.

Ma i brani del post Augusto e in particolare i sei pezzi nuovi sono anche essi giè nel cuore e nella mente di tutti: Ancora ci sei, Il vento tra le mani, Terzo Tempo, ma anche Mediterraneo, Se non ho te e Apparenze i nostri preferiti dell’altra sera, un abbraccio con un gruppo che è nel cuore del Friuli da sempre e che finalente è tornato nella nostra terra dopo oltre un’ anno e mezzo di assenza.

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