Nomi fascisti a Torviscosa: sarà la gente a decidere sul progetto

Alla fine saranno i cittadini a decidere sulla riqualificazione del centro storico della città di fondazione. Lo faranno attraverso le assemblee pubbliche
Torviscosa 9 Giugno 2015 assemblea toponomostica © Foto Petrussi Foto Press - Massimo Turco
Torviscosa 9 Giugno 2015 assemblea toponomostica © Foto Petrussi Foto Press - Massimo Turco

TORVISCOSA. Alla fine saranno i cittadini a decidere sulla riqualificazione del centro storico della città di fondazione.

Lo faranno attraverso le assemblee pubbliche che saranno di volta in volta indette, dove ognuno potrà dire la sua e gli amministratori trarne le conclusioni. Mentre la doppia toponomastica sarà sostituita da pannelli esplicativi che ricordino la storia e la nascita di Torviscosa. Questo alla fine è quanto promesso dal sindaco Roberto Fasan e dall’assessore alla cultura Mareno Settimo all’assemblea pubblica tenutasi martedì sera alla presenza di un centinaio di persone.

I due amministratori si sono detti fortemente indignati dalla polemica scoppiata sul progetto di doppia toponomastica proposta per vie e piazze che vede la riproposizione dei nomi del Ventennio.

L’assemblea si è “accesa” alla fine con gli interventi da parte dei presenti che diligentemente avevano ascoltato la dettagliata spiegazione di come venivano descritti Torviscosa e il suo fondatore Franco Marinotti, nei documenti trovati da Settimo nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti di Washington. Lapidari nei confronti di Marinotti, mentre per la città ci si rifaceva al suo apparato industriale.

Due gli interventi di spicco: quello del presidente dell’Anpi provinciale Dino Spanghero e quello dell’ex consigliere comunale Marcello Gobessi. Il primo ha chiarito che la sua posizione è decisa. «Un nome che venga esso aggiunto o sottotitolato – ha detto – fa correre il rischio di urtare la sensibilità di molti e noi dobbiamo tenerne conto.

La storia non si cancella e che Torviscosa sia nata in periodo fascista non ci piove. Ma la storia va spiegata affinché sia lezione di vita. Sul fascismo ci dev’essere un’opinione sola, non c’è fascismo buono o cattivo: lo abbiamo combattuto. Questo non vuol dire rinnegare la storia. Per cui installare cartelli che la spieghino mi pare la soluzione: comunque questo è un problema reale che richiede risposte concrete».

Gobessi non ha criticato le scelte dell’amministrazione, ma che a farle sia stato Settimo, noto per la sua battaglia sul quadro (copia di un Marinetti) che rappresentava “l’apologia del delitto Matteotti” che si trovava al Cid e che è stato tolto.(f.a.)

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