Non dichiarò 35 milioni imprenditore condannato

Inflitti 4 anni e 4 mesi al “re” delle sponsorizzazioni di auto da rally. Accusato anche di fatture per operazioni inesistenti per oltre 20 milioni

Era il re delle sponsorizzazioni e del noleggio auto. Il punto di riferimento per centinaia di appassionati del rally e dei suoi circuiti, nazionali e internazionali. Ma anche l’uomo giusto al quale rivolgersi, per ottenere uno scambio di false fatturazioni e cercare di gabbare così l’Agenzia delle entrate. Proprio come era riuscito a fare lui per anni. Finchè la Guardia di finanza si è presentata nei suoi uffici e, ribaltati i cassetti e acquisita la poca documentazione rimasta in circolazione, lo ha smascherato e denunciato.

I guai, per Antonio Morassi, 51 anni, residente a Tavagnacco ma trasferitosi da qualche tempo a Verrucchio, in provincia di Rimini, erano cominciati così. Lui, che come imprenditore aveva scelto di tuffarsi nel redditizio settore delle auto da corsa e che in sei anni aveva accumulato una fortuna calcolata in oltre 35 milioni di euro, da un giorno all’altro si era ritrovato sotto inchiesta per una presunta frode da capogiro. Ieri, il caso si è chiuso davanti al gup del tribunale di Udine, Paolo Alessio Vernì, con una pena non meno esemplare. Giudicato con rito abbreviato, Morassi è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione, oltre che a una sfilza di pene accessorie che vanno dall’interdizione dagli uffici direttivi per 3 anni, a quella dalle funzioni di rappresentanza e assistenza in materia tributaria per 5, a quella perpetua dall’ufficio di componente di commissione tributaria e quella dai pubblici uffici per 3 anni.

Nel calcolare la pena - che ha comunque beneficiato dello sconto di un terzo per la scelta del rito -, il giudice ha unificato i reati nel vincolo della continuazione ed escluso le sole contestazioni relative all’annulalità del 2005, per l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Il pm Marco Panzeri, titolare del fascicolo, aveva concluso la requisitoria chiedendo una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Sentenza di assoluzione, invece, la richiesta avanzata a conclusione della discussione dal difensore, avvocato Magarese, di Ravenna.

All’apparenza semplicissimo il “trucco” adoperato da Morassi per aggirare il Fisco. L’imprenditore, dal 2005 al 2009, si sarebbe limitato a non presentare le dichiarazioni annuali relative alle imposte sui redditi e sul valore aggiunto di entrambe le società di cui era il legale rappresentante: dal 2005 al 2007, la “Car Rental Competition srl”, con sede fittizia a Milano ed effettiva a Feletto Umberto, e dal 2007 al 2009, la “Noloauto srl”, sempre di Feletto. Con la prima, Morassi avrebbe sviluppato un volume d’affari pari a complessivi 8 milioni 426.891 euro, per un’Iva totale di 1 milione 685.378 euro, con la seconda avrebbe in seguito viaggiato su un giro di complessivi 27 milioni 27.093 euro, per un ammontare di Iva esposta pari a 5 milioni 405.418 euro. Tutti soldi, appunto, assolutamente sconosciuti alle Entrate. E delle cui scritture contabili avrebbe fatto sparire ogni traccia, in modo tale - questa la tesi accusatoria - di impedire la ricostruzione dei redditi.

Ma non è finita. Perchè all’imprenditore friulano la Polizia tributaria di Udine, al termine di due anni di indagini e di una serie di perquisizioni, aveva contestato anche l’emissione di una marea di false fatture per oltre 20 milioni di euro per operazioni considerate in tutto o in parte inesistenti. E finalizzate, nonostante l’apparente facciata di sponsorizzazioni e noleggio di auto da rally, ad aiutare altri imprenditori a evadere l’Iva e le imposte dirette.

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