«Non è esclusa la presenza di maggiorenni»
UDINE. «La situazione è ancora fluida e l’inchiesta in itinere, ma per quanto ci riguarda apriremo a nostra volta un fascicolo contro ignoti. Nulla esclude, infatti, che con il passare delle ore emerga il coinvolgimento di una o più persone maggiorenni». Investito fin dalla sera precedente della vicenda, è stato il procuratore capo di Udine in persona, Antonio Biancardi, a ribadire la massima attenzione al caso anche dopo che gli atti sono passati ai colleghi della Procura dei minori di Trieste.
«Non credo del tutto nella tesi della morte naturale - ha affermato Biancardi -. A meno che, di fronte all’aggressione, non sia stato colto da un malore fatale. Dall’esame esterno effettuato al momento del ritrovamento, comunque, non sono risultati segni di violenza da parte di terze persone». Ancora tanti i dubbi, insomma, a cominciare proprio dalla presenza di uno o più complici. «Prima di spogliarci degli atti - continua il procuratore - faremo ulteriori accertamenti, nell’ambito del fascicolo contro ignoti che intendiamo aprire».
Nè Biancardi sembra accontentarsi della confessione resa dalle due minorenni. «La versione della legittima difesa? Sono dichiarazioni spontanee - ha detto - e in quanto tali non valgono niente». Di più, nella giornata di ieri, era difficile dire. «Sono veramente sconvolto - ha concluso il procuratore -. D’altronde, questi sono i tempi in cui viviamo. Tempi in cui a parlare e condizionare i giovani sono soprattutto la televisione e internet».
Era stato il sostituto procuratore Claudia Danelon, il pomeriggio precedente, a recarsi nel campo in cui Mirco Sacher è stato rinvenuto. Insieme agli agenti della Squadra mobile, della Volante e della Scientifica, aveva ispezionato l’area e cercato di venire a capo di quello che, fin dalla prima occhiata, le era parso qualcosa di più di un semplice malore. Tanti i particolari capaci di consegnare al caso i crismi del “giallo”.
A “stonare”, a parere del pm - lo stesso che, qualche mese fa, portava con successo a soluzione l’omicidio dei coniugi Burgato, a Lignano -, erano soprattutto le condizioni in cui la vittima era stata trovata. Morto “stecchito” in mezzo a un campo con indosso non abiti da jogging o da passeggiata, bensì mezzo svestito, con la camicia sbottonata e la cerniera dei jeans aperta. E senza documenti, soldi o telefonino. Tutto talmente strano, da spingerla a disporre subito tutti gli accertamenti del caso. Compresi i controlli delle telecamere lungo l’autostrada. Poi, all’alba di ieri, la telefonata dei carabinieri di Pordenone e il resoconto della confessione delle due amiche. Non un epilogo, per il pm, ma l’inizio di una nuova marea di interrogativi.
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