«Non è la mia firma, persi 80 mila euro»

L’ex ds dell’Udinese, Piazzolla, si costituisce parte civile nel processo contro un promotore finanziario. La difesa: siamo estranei
Di Cristian Rigo

Firme false per investimenti e operazioni finanziarie che avrebbero dovuto garantire delle rendite e che invece si sono rivelate un clamoroso autogol. La metafora calcistica non è casuale perché a rimetterci la bellezza di 80 mila euro è stato l’ex direttore sportivo dell’Udinese Carlo Piazzolla che ieri è tornato in Friuli per assistere in tribunale alla prima udienza a carico del promotore finanziario Fausto Pez, nato in Svizzera 50 anni fa ma residente a Pagnacco.

Pez è accusato di aver falsificato più volte la firma di Carlo Piazzolla, correntista della filiale di via Mercatovecchio della Banca Generali. In particolare sono cinque i documenti contestati sui quali Pez, allora promotore finanziario di Banca Generali, avrebbe apposto la firma di Piazzolla per richiedere e/o autorizzare operazioni di investimento. Operazioni che a detta di Piazzolla, che si è costituito parte civile assistito dagli avvocati Stefano Manzoli del foro di Torino (sua attuale residenza) insieme con Piercarlo Pasinato e Filippo Mansutti del foro di Udine, gli avrebbe causato ingenti perdite economiche. Complessivamente sui circa 500 mila euro investiti senza autorizzazione, Piazzolla avrebbe perso 80 mila euro. L’ex ds bianconero, considerato la mente che ha dato il là all’indimenticata Udinese europea di Zaccheroni, artefice di numerose intuizioni di mercato (Bierhoff e Amoroso su tutti), ha anche presentato un esposto alla Consob, la Commissione nazionale per le società e la borsa che vigila su ogni promoter e si occupa dell’apposito albo.

Le presunte firme false risalgono al 2008, anno di inizio della crisi economica che ha travolto il mondo della finanza e non solo. Ma secondo gli avvocati difensori di Pez, assistito dai legali Ezio Franz e Maurizio Conti, non c’è stata nessuna firma falsa. «Il fatto che lo stesso pubblico ministero avesse chiesto l’archiviazione - sottolinea Franz - è significativo. Non a caso abbiamo deciso di rinunciare ai riti alternativi perché siamo convinti di poter chiarire la situazione in sede dibattimentale dimostrando la completa estraneità di Pez rispetto alle accuse formulate contro di lui».

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