Non paga la retta in casa di riposo, parte l’azione di recupero crediti

SACILE. Rette della casa di riposo non pagate: il Comune non demorde e ha provveduto al conferimento di un incarico legale per il recupero del credito. La scelta è caduta sull’avvocato Luisa Rubert, cui andranno 3.682 euro. Si tratta di un caso che fa discutere anche fuori Sacile.
Il Comune ha avviato un’azione legale per il recupero del credito dovuto per il mancato pagamento delle rette della casa di riposo. La giunta ha deliberato anche di costituirsi nel giudizio promosso dal Comune avanti al tribunale di Pordenone. Il sindaco Roberto Ceraolo, inoltre, è stato autorizzato a resistere in giudizio in nome e per conto del Comune.
L’azione legale è stata avviata sulla base della relazione predisposta dal direttore della casa di riposo Rossano Maset nella viene evidenziata la necessità di procedere per le vie legali nei confronti della figlia di un’ospite della struttura residenziale per il mancato pagamento delle rette che si protrae da oltre un anno e sarebbe determinato non da motivi di indigenza. Secondo la figlia dell’ospite, la retta per il ricovero della madre, affetta da patologia dementigena, nella struttura non dovrebbe essere a carico della famiglia ma del servizio sanitario.
Al di là del caso specifico si tratta di materia controversa approdata anche all’attenzione della Cassazione. «Nel caso di malati di Alzheimer – sostiene l’avvocato Elena De Luca (Confconsumatori di Gorizia) – l’intero importo della retta, quando le prestazioni sanitarie siano prevalenti su quelle di natura assistenziale, l’intero importo della retta deve essere a carico del servizio sanitario nazionale, o regionale come nel caso del Friuli Venezia Giulia, non del malato e dei suoi parenti».
Va detto che in casa di riposo periodicamente si registrano casi di mancato pagamento delle rette. C’è in particolare un precedente che risale al 2013, quando a distanza di otto anni dalla morte dell’interessata fu avviata a conclusione la vicenda di un’anziana ospite finita nell’ingranaggio, discusso e discutibile, del recupero crediti.
In quell’occasione la giunta municipale accettò in via transattiva l’istanza presentata dalla figlia di pagamento a stralcio della somma complessiva di 13 mila euro (comprensivi di capitali, interessi di mora e spese) con annullamento della cartella esattoriale notificata nel 2002 dal Comune tramite Equitalia.
L’esecutivo decise allora anche di accettare il pagamento in due tranche rispettivamente di 6 mila e di 7 mila euro. Una vicenda iniziata ancora nel lontano 1994 quando la signora venne accolta in Casa di riposo con la figlia garante del pagamento della retta. L’epilogo nel 2013 quando la figlia, grazie al supporto di parenti, ha presentato al Comune una richiesta di transazione per sanare la situazione debitoria e annullare la cartella esattoriale.
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