Non pochi consiglieri storcono il naso sul taglio delle indennità LE CIFRE

Riunito il tavolo bipartisan dell'assemblea regionale: si cerca una mediazione tra il decreto Monti e le indicazioni della presidente Serracchiani

UDINE. C’è un decreto del fu governo Monti che indica un limite agli stipendi dei consiglieri regionali (come riportato nella tabella). E c’è una posizione, drastica e nota, della presidente Fvg Debora Serracchiani che abbassa quei limiti. In mezzo ci sono i consiglieri regionali che devono approvare la riforma sui costi della politica e che hanno posizioni diverse sulla misura dei tagli.

Posizioni che ieri si sono misurate per la prima volta, al tavolo convocato dal presidente del Consiglio Franco Iacop. Non volano stracci e i toni restano pacati, ma più di qualcuno storce il naso guardando i numeri attuali e quelli che saranno. Per Serracchiani è una questione di esempio, è la possibilità che il Fvg si mostri come la Regione più virtuosa d’Italia.

Per altri in ordine sparso, nel Pd, tra i Cittadini, nel Pdl, la rincorsa a chi taglia di più è solo reclame e non dà dignità alla politica. Le posizioni sono distanti e quello di ieri è stato solo il primo incontro. Il prossimo è fissato per venerdì 5 luglio e il traguardo sarà la fine di luglio quando in Consiglio – è l’intenzione – sarà approvata la riforma.
Gli ordini romani
Le norme approvate dal governo Monti prevedono un’indennità lorda mensile onnicomprensiva al massimo di 11 mila e 100 euro per i consiglieri “semplici” e di 13 mila 800 euro per il presidente del Consiglio, che può essere composta da un’indennità massima di 7 mila euro e da 4 mila e 100 euro di rimborsi.

Il sistema del Fvg

L’indennità mensile è di 10 mila 291 euro cui vanno aggiunti 5.146 euro per la funzione da presidente del Consiglio, 1.852 per i vice presidenti del Consiglio (due) e 1.235 per i capigruppo (otto) e per i presidenti (otto) e i segretari (otto) di commissione. Ma la parte più sostanziosa viene dai rimborsi, esentasse.

Per il vitto a ogni consigliere vengono assegnati 735 euro al mese, mentre per la benzina si va da 549,15 euro al mese a 3.294,90 in base alla residenza di un consigliere. Sono dunque benefit e ammennicoli vari a far lievitare gli stipendi.

Quest’anno non è così, ma nella scorsa legislatura – per fare un esempio – entrambi gli ex presidenti del Consiglio, prima Edouard Ballaman e poi Maurizio Franz, rinunciarono all’auto blu e quindi, oltre a indennità e vitto, incassavano ogni mese a 3.294,90 euro Ballaman da Pordenone e a 2.196,60 Franz da Udine per l’utilizzo della propria auto.

Gli obiettivi di Serracchiani

L’indennità dovrà essere quasi dimezzata, passando dagli attuali 10 mila 291 euro lordi al mese a 6 mila 135 – circa il 40% in meno. Non solo. La presidente Fvg, che ieri era presente al debutto del tavolo sui costi della politica, punta anche a eliminare i vitalizi e il rimborso per il vitto e a ridurre drasticamente i rimborsi per l’auto e i fondi ai gruppi.

Diversi consiglieri sospirano e dovranno cercare una mediazione. «Partiamo da una proposta di taglio dei costi della politica che, avendo come punto di riferimento il decreto Monti – dice Serracchiani –, ci dà l’opportunità di presentarci come la Regione più virtuosa in questo campo. Una Regione credibile, che lavora con onestà e trasparenza».

I Cittadini frenano

Gli esponenti della civica guardano al decreto Monti. «Quella è già una posizione ragionevole e che taglia circa il 40% rispetto all’attuale situazione – dice il capogruppo Pietro Paviotti –. Non vedo difficoltà a trovare una soluzione a partire dalle norme Monti, ma registro l’amarezza per un assedio mediatico su un tema che, a nostro avviso, non è il principale, un assedio esasperato – conclude Paviotti – su una questione che risolveremo in modo facile e trasversale».

Sel con Serracchiani

Il capogruppo Giulio Lauri vuole abbassare le soglie dettate da Roma. «Va tagliato drasticamente tutto quanto viene percepito come un privilegio. Noi anzi siamo per un’indennità legata all’effettiva presenza di un consigliere e – aggiunge Lauri – per rimborsare solo i chilometri effettivamente percorsi».

Shaurli richiama i suoi

Alcuni si fermerebbero al decreto Monti. Il capogruppo Cristiano Shaurli previene le fughe in avanti. «Prima di tutto al tavolo avevamo concordato che fosse solo Iacop a parlare di quanto detto in riunione. Posso dire però che a luglio arriveremo in Aula – assicura Shaurli – con una proposta concreta e che la posizione del Pd è nota. Ogni candidato del Pd, per altro, al momento dell’accettazione della candidatura ha firmato un documento nel quale si impegna a sostenere il taglio dell’indennità da 10 mila a 6 mila euro. A quell’atto mi sento eticamente e moralmente vincolato».

Il centrodestra

L’obiettivo è una terza via tra Serracchiani e Monti. Alessandro Colautti, capogruppo del Pdl, si dice contrario a una visione notarile della politica, mentre Roberto Di Piazza, capogruppo di Autonomia Responsabile, punta a riportare al centro dell’attenzione il fare e il merito, altrimenti anche mille euro al mese sarebbero troppi.

Iacop punta sulla qualità

Si tiene sopra le parti il presidente del Consiglio, giudica la riunione positiva e aggiunge: «Vogliamo offrire un riscontro qualitativo e non solo quantitativo della politica e contrastare il facile collegamento con l’idea di politica come luogo di privilegi».

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