«Non posso riattare la casa dei miei sogni: lascerò Sedegliano»

Giovane ingegnere combatte da anni per l’edificio del 1745. I vincoli della Soprintendenza per il recupero di un affresco

SEDEGLIANO. Gabriele Donati, 38 anni, ingegnere industriale in un’azienda regionale leader per la progettazione di impianti siderurgici, da oltre sei anni combatte contro i mulini a vento della burocrazia per rimettere a posto la sua casa natale, perché definita di «un certo interesse storico»; andare ad abitare lì con moglie e figlia è il suo sogno. Attualmente la famiglia vive in affitto.

L’ingegnere è talmente stufo delle «lungaggini burocratiche» delle quali è protagonista, che sta valutando l’opportunità offerta di un trasferimento di lavoro definitivo all’estero, lasciando così letteralmente crollare a terra la sua casa compresa di pregevole affresco e i suoi sogni.

Una vicenda questa certo non unica, ma, visti i tempi di crisi di non impossibile soluzione, pur sapendo che la burocrazia imbriglia gli enti preposti.

L’amarezza di questo giovane professionista è evidente: «Mi è passata la voglia di vivere in Italia, qui tutti ti impongono e nessuno ti aiuta». Si legge la delusione nella “geografia” del suo volto che si modifica quando dice che ama il suo paese, che qui a Sedegliano vuole crescere sua figlia nella casa degli avi, ora cadente, ma datata 1745 in via della Cortina.

Sin dall’inizio della sua vicenda, Donati ha sempre manifestato, a chi di dovere, l’interesse a mantenere l’affresco che si trova sulla facciata, ricomponendolo nella nuova costruzione che lui vorrebbe realizzare per il costo inferiore che questa gli consentirebbe di affrontare. Il responso dato dalla Soprintendenza nel 2008 in cui viene espresso il «parere contrario alla demolizione delle murature ed in particolare della facciata principale che accoglie il dipinto sottoposto a tutela» dovrebbe fare testo.

Ma il fatto è che l’ingegnere per “mantenere in piedi” le facciate della sua casa verrebbe a spendere molto di più che a rifare la “sua” proprietà ex-novo; e i soldi per fare questo non ci sono. Parere, tutela, vincolo, interpretazione: termini di difficile comprensione e attribuzione in questa lunga vicenda; fatto sta che la casa è lì, in zona B1, esistono solo i muri, un tetto malconcio che ammette infiltrazioni d’acqua, non ci sono allacciamenti di rete, l’interno è cadente, i serramenti sono assenti e l’affresco, anche lui bisognoso di cure, sta a... guardare.

Evidentemente, sei anni di storia e oltre una cinquantina di protocolli non sono stati sufficienti ad aiutare in qualche modo Gabriele Donati a spendere secondo le proprie possibilità, valorizzando l’affresco su un edificio nuovo e rimanendo così ancorato alle proprie radici.

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