Non presentò Unico 2009 Professionista in carcere
Sconterà in carcere 8 mesi di reclusione in esecuzione della sentenza emessa dal tribunale di Udine il 19 luglio dello scorso anno, e divenuta definitiva il 3 dicembre 2013, Paolo Meloni, 55 anni, nato e residente a Udine, noto per la sua attività di agente pubblicitario.
Il Tribunale di sorveglianza di Trieste ha infatti respinto l’istanza depositata da Meloni per una delle misure alternative al carcere, decretando «l’inammissibilità dell’affidamento al servizio sociale, alla semilibertà e anche alla detenzione domiciliare». Da qui la revoca del decreto di sospensione dell’ordine di esecuzione che già era stato emesso l’8 maggio scorso, da parte del Tribunale di Udine, che ha disposto la carcerazione di Meloni per l’espiazione della pena. L’esecuzione dell’ordinanza è stata affidata alla Squadra mobile della questura di Udine.
Paolo Meloni era stato condannato nel luglio 2013 per non aver presentato, per il periodo d’imposta 2008, la dichiarazione fiscale annuale, ovvero il modello Unico 2009. Secondo quanto riportato nella sentenza, l’omessa dichiarazione non era imputabile al mancato esercizio dell’attività di vendita di spazi pubblicitari su riviste locali, quotidiani e periodici, visto che l’accusa aveva contestato imposte evase per oltre 220 mila euro. Per la precisione 84 mila euro di Iva e 146 mila euro di Irpef. Meloni era dunque comparso in giudizio per rispondere del reato previsto dall’articolo 5 del decreto legislativo 74 del 2000, la cosiddetta “legge sui reati tributari”, che dispone «la reclusione da uno a tre anni» per «chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte, quando l’imposta evasa è superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte a lire centocinquanta milioni».
A conclusione del procedimento penale, celebrato davanti al giudice monocratico Mauro Qualizza, il pm Gaspardis aveva chiesto la condanna a 8 mesi di reclusione, mentre l’avvocato della difesa, Di Marco, aveva chiesto l’assoluzione o, in subordine, il minimo della pena e i benefici di legge.
«La biografica penale di Paolo Meloni – si legge nella sentenza – è ostativa a una favorevole valutazione prognostica, sicchè all’imputato non può essere concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena». Il giudice ha quindi dichiarato l’imputato colpevole del reato ascrittogli e, concesse le attenuanti generiche, lo ha condannato a 8 mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali. Inoltre, con la sentenza, è scattata anche «l’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per 8 mesi; l’incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno; l’interdizione dalle funzioni di rappresentanza e assistenza in materia tributaria per un anno; interdizione in perpetuo dall’ufficio di componente di commissione tributaria». Il giudice ha anche ordinato la confisca delle somme di denaro nelle disponibilità del Meloni sino alla concorrenza di 230 mila 631 euro. L’ordine di esecuzione con contestuale sospensione era stato emesso l’8 maggio 2014, subito notificato al condannato e al suo legale che hanno depositato un’istanza al tribunale di sorveglianza di Trieste per chiedere o l’affidamento ai servizi sociali, o i domiciliari o, infine, la semilibertà. L’istanza è stata dichiarata inammissibile il 22 ottobre scorso e di conseguenza è stato revocato il decreto di sospensione dell’ordine di esecuzione ed è scattata ieri la carcerazione di Paolo Meloni.
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