«Non usate le parolacce per promuovere il friulano»

Il presidente dell’Ente Friuli nel Mondo, Piero Pittaro torna sul caso dei “Tacons”, copia dei “Blecs”. «Abbiano almeno la decenza di chiedere scusa e di farsi un loro format»

UDINE. «Non si usano le parolacce, il turpiloquio addirittura, per far conoscere il friulano. Non ci sto: anche nell’età di internet, un “luogo” che pare non avere limiti, sono convinto che sia sempre necessario e doveroso non superare i limiti del buon senso della creanza». Piero Pittaro, presidente dell’Ente Friuli nel Mondo, è sereno ma fermo nel commentare la polemica che si è scatenata sul format di “Blecs”, realizzato nel 2012 dal regista Massimo Garlatti Costa, e su quello - «irriverente» - di “Tacons”, lanciato in rete dai “Felici ma furlans” con il pittore Luciano Lunazzi nelle vesti di un cliccatissimo “mestri di vite”.

Lunazzi, il re di "Tacons" e delle pillole in friulano
Udine 15 ottobre 2015 artista © Petrussi Foto Press Soravito

Presidente, questi sono due percorsi diversi con fini diversi. Perché “Blecs”?

«“Blecs” è un prodotto di alta qualità che abbiamo pensato e realizzato con Garlatti Costa per far conoscere la marilenghe nel mondo. L’obiettivo erano e rimangono i giovani, i friulani di terza e quarta generazione che spesso non sanno neanche dove si trova questo nostro Friuli. C’è quindi la necessità di portare i giovani nei fogolârs (sono 159, 40 con sede propria, sparsi in tutto il mondo). Che cosa può richiamare questi ragazzi del terzo millennio nella terra dei loro nonni? Lo studio, il lavoro, l’opportunità di guadagnare. Cose serie, che vanno affrontate con un approccio didattico – seppur minimo, per ora – serio e rispettoso. Noi lo abbiamo fatto con convinzione e soddisfazione».

Grazie al format plurilingue?

«Certo. Oltre all’italiano, abbiamo usato l’inglese e lo spagnolo. Usiamo le frasi più semplici e facili da memorizzare, “pillole di friulano” come recita il sottotitolo delle 24 puntate che abbiamo realizzato».

Quanto vi è costata l’operazione?

«Duemila euro, tutto compreso».

Veniamo a “Tacons”, che poi è sinonimo di “Blecs”. Cosa ne pensa Pittaro da friulano?

«Vede, usare il turpiloquio non significa automaticamente prendere in giro, la satira è un’altra cosa. E poi il formato! Per me è un plagio: andate a vedervelo su Youtube. Ognuno è libero di dire e fare quel che vuole, ma fatevi un format vostro originale! O almeno abbiate la decenza di scusarvi».

Lei sembra molto duro sull’uso del linguaggio...

«Avete visto e sentito che cosa “insegna” Lunazzi, che peraltro nemmeno conosco. Vogliamo farci conoscere in giro con questo tipo di linguaggio? Che idea si possono fare di noi? Io, come Friuli nel Mondo, mi sento offeso, così come Garlatti Costa, che ha fatto un ottimo lavoro. Noi pensiamo che la serietà e il rispetto paghino sempre. E non cambieremo idea».

Tuttavia, l’audience di “Tacons” è enorme anche tra chi non pratica il friulano.

«Ma lei è davvero convinto che ci sia in giro tanta gente acculturata ed educata? Mi pare ne ce sia sempre di meno. E torno sulle parolacce per spiegarle come è fatto Pittaro. Quando vedo e sento in tv, in qualsiasi tv, gente che dice parolacce per spiegarsi meglio o soltanto per fare audience, io cambio canale o spengo. Lo ribadisco: per ogni cosa ci deve essere un limite, nel rispetto delle persone come nella ricerca della risata».

Oggi è spesso la rete a orientare e a governare. È d’accordo?

«È vero. Tuttavia, mi scusi se mi ripeto, un maggior rispetto per il lavoro degli altri non guasta. Se vogliono prenderci in giro, lo facciano pure, ma siano più originali e non si vada - come in questo caso, mi pare - troppo oltre. Non si rende un buon servizio al Friuli e alla sua immagine nel mondo».

Ok. Possiamo andare anche oltre questa “querelle”? Che altri progetti sono in costruzione?

«Con Garlatti Costa stiamo preparando un grande lavoro sul terremoto. Per il quarantennale di questa immensa tragedia vogliamo raccontare con gratitudine il contributo che i friulani del mondo hanno alla rinascita della loro terra».

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