Non versa 20 euro all’Inps Dovrà darne 4 mila in più

Tolmezzo, la condanna del tribunale di Udine nei confronti di un artigiano carnico. L’interessato: ho trovato la copia del versamento, spero di poter chiarire tutto
ANTEPRIMA UDINE GENNAIO 2002 TRIBUNALE NUOVO TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA
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TOLMEZZO. Succede davvero di tutto nel Bel Paese. Capita ad esempio di vedersi comminare dal Tribunale una condanna al pagamento di una multa di 4mila euro a fronte di un mancato versamento di 20 euro. E può accadere che poi magari si scopra che quei 20 euro erano stati versati, che era tutto in regola e che, dunque, il decreto penale di condanna dovrà essere giocoforza rivisto.

È quanto è accaduto a D.T. 31 anni, artigiano carnico. Condannato, appunto, a 1 mese di reclusione e 500 euro di multa, somma convertita in 4 mila euro di multa, «per avere – in qualità di legale rappresentante e di datore di lavoro – omesso di versare le ritenute previdenziali e assistenziali operate sulla retribuzione erogare ai proprio dipendenti, concernenti il periodo sotto elencato (settembre 2010) per un importo complessivo non versato all’Inps di Udine pari a 20 euro.

Nel decreto penale di condanna, viene sottolineato che «sussistono i presupposti di legge per l’emissione del decreto penale di condanna, essendo la penale responsabilità provata in base agli atti delle indagini preliminari contenuti nel fascicolo del Pubblico ministero». E, come sostiene il legale di D.t., avvocato Radina, si tratta della pena minima : Il legale, appena nominato, evita comunque qualsiasi commento e si limita a precisare che è in attesa di tutta la documentazione che gli sarà fornita dal commercialista dell’artigiano. Soltanto a quel punto, dopo la necessaria verifica dei documenti – aggiunge – sarò in grado di dare un giudizio su questa vicenda.

D.T, infatti, assicura di avere ritrovato - dopo accurata ricerca – la copia del versamento di 20 euro regolarmente effettuato. «Era in uno dei cassetti – precisa - dove custodivo la documentazione. L’ho consegnato al commercialista. Spero adesso che tutto si risolva e che dunque il decreto penale di condanna possa essere prima rivisto e poi revocato. Tecnicamete non so com’è la procedura, anche perché l’avvocato è appena stato avvertito. Ma sono fiducioso».

D.T. racconta che la vicenda concerne il fratello del socio che era stato assunto per la stagione estiva per un par time «ovviamente in regola». D.T. ammette pure di avere ricevuto l’atto giudiziario di sollecito di alcuni versamenti. «Ma a mia discolpa – dice ancora – c’è il fatto che quell’estate mi sono assestato un paio di mesi perché svolgevo anche un altro lavoro. Quando poi ho regolarizzato tutti i versamenti mi è arrivata la tegola di questi 20 euro che riguardano un versamento Inps del settembre 2010. Ma, come detto, dopo un’accurata ricerca, ieri ho trovato la copia del versamento. Credo che a questo punto possa essersi inceppato qualcosa tra Equitalia e l’Inps».

Secondo l’artigiano resta comunque il fatto che, a suo avviso, esiste una sproporzione assurda tra la somma del mancato versamento e la pena pecuniaria inflitta dal Tribunale di Udine. «Non voglio di certo sollevare polveroni – è ancora il suo parere – ma non posso sottacere lo sconcerto che ho provato quando ho saputo della condanna. Lo ripeto, spero che adesso tutto si risolva e che la vicenda sia chiusa per sempre».

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