Non versano le ritenute per 200 euro, l’Inps li multa e ne chiede 20 mila: «Così vengono penalizzati i piccoli artigiani»
Fino al 2016, gli omessi versamenti di ritenute previdenziali comportavano la reclusione da 6 mesi a 3 anni e una multa di 1.032 euro
UDINE. Non hanno versato le ritenute previdenziali a collaboratori o a dipendenti. Cifre che oscillano tra i 50 e i 200 euro. Ora, l’Inps chiede loro tra i 17 e i 20 mila euro.
Da alcune settimane sono partite le ingiunzioni dell’Istituto nazionale di previdenza. Sanzioni che mettono a rischio la sopravvivenza stessa di alcune imprese, frutto di una norma al limite della costituzionalità, che speriamo sarà presto rivista.
Fino al 2016, gli omessi versamenti di ritenute previdenziali comportavano la reclusione da 6 mesi a 3 anni e una multa di 1.032 euro. Poi, per effetto di un intervento legislativo, si è deciso di applicare la sanzione penale solamente agli omessi versamenti di importo superiore a 10 mila euro annui.
Per quelli sotto i 10 mila è, invece, prevista una sanzione amministrativa che va da 10 a 50 mila euro. A febbraio di quest’anno, l’Inps ha adottato le circolari applicative e ad aprile sono partite le prime ordinanze d’ingiunzione.
«Si tratta di piccoli artigiani – spiega l’avvocato Barbara Puschiasis, presidente di Consumatori Attivi – che si sono serviti di collaboratori o dipendenti part time. I casi che stiamo seguendo raccontano di piccole realtà che nel 2015 (l’anno al centro del contendere in questo momento) non hanno versato ritenute per 50 - 200 euro e, a fronte di questo, si sono visti notificare ordinanze ingiuntive di 17 e 19 mila euro.
La motivazione è la stessa: “gravità nella condotta posta in essere dal cittadino”». «Se è vero che c’è stata un’omissione o un ritardato versamento – spiega Puschiasis – è anche vero che ci deve essere una proporzione tra quello che è il contributo non versato, o versato in ritardo o di un versamento errato e la sanzione. In due casi, per esempio, il versamento è stato fatto, ma in ritardo».
Che fare? «Per prima cosa un ricorso al giudice del lavoro per opporsi all’applicazione della sanzione. In mancanza di un ricorso la sanzione passa di ruolo e si arriva alla riscossione. Ma aldilà del ricorso, va considerato il fatto che una simile sproporzione, soprattutto, in un contesto storico molto difficile può portare alla chiusura dell’attività».
Per adesso non c’è un numero preciso delle ingiunzioni inviate dall’Inps in Friuli Venezia Giulia, ma «credo siano molte – prosegue la presidente di Consumatori Attivi –. Un omesso versamento o un versamento sbagliato non è un evento tanto insolito e per questo abbiamo sensibilizzato alcuni parlamentari friulani, affinchè prendano in mano la questione, proponendo un emendamento capace di ristabilire un principio di proporzionalità che, tra l’altro, è previsto dalla costituzione.
Paradossalmente, chi ha omesso più di 10 mila euro e non ha mai subito condanne paga una multa di mille e 32 euro.
E la pena della reclusione da 3 mesi a sei anni che in caso di incensuratezza potrebbe non venire scontata. La sanzione penale così rischia di essere inferiore a quella amministrativa».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto