“Nonnina” paracadutista, il lancio è riuscito - Le foto

Luigina Faion, 81 anni, ha portato a termine la missione da tremila metri. «Questa esperienza voglio proprio ripeterla»

PORDENONE. «Oh, mi prenoto per il prossimo!». Detto e fatto, Luigina Faion, 81 anni, domenica scorsa si è lanciata da 3 mila metri col paracadute. Desiderio esaudito, grazie all’associazione nazionale dei paracadutisti d’Italia, per la vedova di Piero Di Giusto, reduce di El Alamein che – assieme ad un gruppetto di amici tra cui Demetrio Moras – fondò la sezione di Pordenone del sodalizio intitolata a Olivo Civran che fu il più giovane caduto pordenonese a El Alamein.

Di buon mattino Luigina Faion, assieme ai figli e ai familiari, si è presentata al campo di volo di Belluno, gestito dalla locale associazione sportiva dilettantistica paracadutismo. Ultime istruzioni, ultimo sguardo al meteo, confronto con l’istruttore pordenonese Cristian Bonaldo e via al rito della vestizione, prima di salire a bordo del Cessna C 206 in compagnia del presidente della sezione di Pordenone Alessandro Ferrari e del vice Carmelo Lazzer.

L’aereo decolla e via, a 3 mila metri, il lancio in tandem: alle 15.30 il sogno di Luigina si realizza. 2 mila metri scesi in 40 secondi di caduta libera e cinque minuti, a paracadute aperto, nel silenzio assoluto, ad ammirare il panorama, emozione indimenticabile.

Atterraggio centrato, nel campo di Belluno. Luigina Faion si toglie il paracadute, la tuta, è tempo di applausi, abbracci, complimenti. «Mi prenoto già per il prossimo lancio», ha messo in guardia tutti, a partire dai figli Massimo e Paolo. E, conoscendola, c’è da giurare che qualcosa d’altro farà.

L’idea, alla nostra pordenonese classe 1935, era venuta una sera d’inverno. Si trovava nella sede dell’associazione dei paracadutisti d’Italia. «Se fossi più giovane, farei un corso di paracadutismo». Perché no, rilanciò Alessandro Ferrari. Luigina Faion non ha esitato. Ha solo atteso la bella stagione, dopo avere espletato i dovuti accertamenti sanitari.

«Paura? Ma no», aveva anticipato la donna, un passato alla Zanussi e oltre vent’anni dipendente del Comune di Pordenone. Il marito fu tra i fondatori della sezione di Pordenone dell’Anpdi: «Hanno fatto tanto per lui, come segno di riconoscenza, ma anche di appartenenza a una passione che ci accomuna, ci siamo iscritti. Se Piero non fosse stato parà, probabilmente nemmeno io avrei potuto realizzare questo sogno. Con dolore per non averlo più con me - va indietro nel tempo - ma anche con gioia, penso ai nostri cinquanta e oltre anni passati insieme. Era un uomo grande, buono, generoso, simpatico e di buona compagnia».

Luigina è socia onoraria con basco. Col marito, nei campi di lancio era di casa. Anche il figlio Massimo avrebbe voluto arruolarsi coi parà: «Ma papà diceva che bastava un matto, in famiglia». La mamma, sinora, si era fermata al volo “ordinario”: «Seduta a terra, nell’aereo, col portellone aperto. Mica avevo paura, sa... era divertente». Tutto lascia supporre che non appenderà molto presto il basco (e il paracadute) al chiodo...

Intanto, complimenti per l’impresa!

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