"Notte di sballo assumendo un mix tossico", così i ragazzi si avvicinano alla droga

I minorenni in cura al Servizio per le dipendenze ora sono circa una ventina. Il direttore del Sert, Enrico Moratti: drammatiche le conseguenze sula psiche
Udine 04 giugno sert Agenzia Petrussi foto Turco Massimo
Udine 04 giugno sert Agenzia Petrussi foto Turco Massimo

UDINE.  Sempre più giovani sono seguiti dal Servizio per le tossicodipendenze dell’Azienda sanitaria universitaria di Udine. Attualmente i minorenni in cura sono una ventina, come spiega il direttore Enrico Moratti. Già prima dei tredici anni si sperimentano le droghe. Poi l’assunzione diventa più frequente e spesso si tratta di un mix di sostanze, alcol compreso. E poi tornare indietro è difficilissimo. In alcuni casi le conseguenze sul sistema nervoso, sul cervello, sono evidenti.

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Udine 5 ottobre 2018 binario 1 Petrussi foto Massimo Turco


Sempre più giovani al Sert

«Nel 2016 (questo al momento il dato pubblicato più aggiornato, a breve sarà pubblicato il nuovo report) – riferisce il dottor Moratti – il Sert dell’azienda sanitaria udinese ha seguito 1.216 utenti, di cui 195 erano nuovi. Di questi ultimi l’8,2 per cento avevano meno di vent’anni e il numero di giovani è decisamente in crescita. In media uno su dieci non arriva a vent’anni».

La droga, ieri e oggi

Ciò che è cambiato, come puntualizza ancora l’esperto, è il modo di utilizzare le droghe. «Una volta il “tossico” diventava di fatto un emarginato e quasi sempre assumeva solo una sostanza. Adesso i giovani che decidono di sballarsi e “fare serata” bevono alcolici, assumono sostanze come l’ecstasy , uno psico-stimolante che ha anche l’effetto di far sembrare più facili le relazioni con il prossimo. E purtroppo c’è anche chi aggiunge la cocaina, magari solo per riuscire a stare in piedi per tutta la notte. In questo quadro, dunque, la droga non viene percepita come un fattore emarginante . Ma viene utilizzata, in un’ottica consumistica, per stare all’interno della società in un determinato modo».

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Conseguenze drammatiche

Ma le ripercussioni dell’ utilizzo possono essere drammatiche. «Il problema è che le droghe ai giovani fanno più male – dichiara l’esperto –: il cervello, infatti, completa la sua formazione intorno ai 20-22 e chi assume droga nel periodo precedente va a modificarne il normale sviluppo. Non solo: va a incidere su quella parte di cervello che poi dovrebbe andare a controllare la parte più “vecchia” che è quella più impulsiva. E c’è anche un altro rischio: queste sostanza, agendo sui collegamenti tra le cellule del cervello, rischiano di scatenare disturbi di tipo psichiatrico. Non di rado i ragazzi hanno scompensi psicotici acuti».

Gli spacciatori nei vialetti

Chi sta cercando di disintossicarsi si reca regolarmente al Sert e, sulla sua strada, può incontrare anche gli spacciatori che non esitano ad avvicinarsi alla struttura di cura pur di vendere le loro dosi. Tempo fa un’indagine della polizia, svolta con la collaborazione dell’azienda sanitaria e anche grazie ai video delle telecamere di sorveglianza, aveva consentito di individuarne alcuni.

L'eroina più potente

Morti per overdose sono state registrate nell’ultimo periodo in Veneto e in Austria. «L’ipotesi è che siano correlate alla vendita – conclude Moratti – di un eroina più potente perché contiene più principio attivo (forse è semplicemente stata tagliata meno volte) oppure è stata mescolata con farmaci potentissimi prodotti in laboratori clandestini. Ne esistono alcuni che sono centinaia di volte più potenti della morfina. Così se uno abituato ad assumere meno principio attivo, di colpo, ne prende il 30 per cento in più va in overdose e rischia la vita». 

La situazione a Pordenone

Sono 102 i giovani tossicodipendenti al di sotto dei 24 anni seguiti dal Dipartimento delle dipendenze della Aas 5 di Pordenone. La prima “canna” si fuma a 12 o 13 anni e uno dei problemi degli operatori è quello di intercettare quanto prima i giovani assuntori.

«Noi – afferma la direttrice del servizio Roberta Sabbion – riusciamo ad avere in carico 102 soggetti al di sotto dei 24 anni. Sono sessantanove tra i 20 e 24 anni e per noi è un dato buono perché l’età del contatto con la droga avviene sempre prima. In passato ci arrivavano al servizio dopo più anni di sostanze gestite individualmente». Sono sei i giovani di 19 anni, 11 di 18 anni e 16 minorenni.
«I minorenni che arrivano al nostro dipartimento – prosegue Sabbion – sono inviati dai servizi sociali o da altri servizi. C’è un grandissimo lavoro di rete: non sono seguiti solo dal Sert, ma sono gestiti in collaborazione stretta con i servizi sociali e la neuropsichiatria infantile perché la presa in carico di questi ragazzi richiede un numero di servizi maggiori rispetto ad un adulto».

"Individuare subito i disagi tra i giovani"

Secondo Sabbion è importante intercettare quanto prima i giovani assuntori: «Il vero lavoro – prosegue – bisogna farlo sulla intercettazione precoce. Su questo c’era a Pordenone il progetto Prometeo che metteva insieme operatività su strada e tutti i servizi istituzionali, dal Comune alla neuropsichiatria, Sert, pediatria e psichiatria. In questa situazione di blocco osservo che si sta riducendo la possibilità di intercettare molto prima i problemi dei ragazzi. Ci sono state garanzie che la situazione si sbloccherà o che riprenderà dopo una rivisitazione. Ma il terreno di Pordenone aveva in questo un punto di forza».

Il direttore del Dipartimento delle dipendenze afferma anche che «il numero di minorenni che arriva al servizio è di molto inferiore a quello che si potrebbe avere con un intervento dei servizi che però per come strutturati non sono in grado di dare risposte. Noi ci stiamo lavorando, Trieste con le risorse a disposizione ci è riuscita. Noi con quello che abbiamo cerchiamo di orientare l’attività verso i giovani».

Attività che è del tutto particolare: «Chi allena una squadra di calcio di bambini – sottolinea – sa che non deve fare un allenamento per adulti, ma in quantità minore. Ugualmente i servizi che si occupano di dipendenze non possono offrire lo stesso programma, solo un po’ ridotto, ma va studiato qualcosa di diverso. Noi stiamo già ricorrendo a progetti particolari, come ad esempio la Montagnaterapia, strumenti che permettono un approccio concreto per lavorare. Abbiamo visto che su questo i giovani ci stanno». Sono state positive le esperienze di arrampicata rivolte ai giovani.

Sabbion ritiene che per affrontare il problema droga con i ragazzi vada coinvolto tutto il suo mondo: «Il ragazzo esprime un disagio e la risposta arriva da quello che il mercato offre, ma le situazioni vanno affrontate a 360 gradi, altrimenti gli interventi sono parziali». Nella attività vanno considerati tutti gli aspetti della vita del ragazzo, «devi agire sulla intera comunità, nel contesto in cui l’individuo è inserito».

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