Novità sulle riaperture in Fvg, via libera ai cinema, teatri e centri estivi. Fedriga non segue Zaia: restano chiuse le discoteche

Sabato 30 il faccia a faccia decisivo tra Governo e presidenti in vista del 3 giugno. Il presidente chiederà la libera circolazione delle persone su tutto il territorio nazionale a partire da giovedì
Massimiliano Fedriga, presidente Regione Friuli Venezia Giulia, durante il convegno organizzato da Luiss Business School dal titolo 'Investire Accelerare Crescere. Un piano straordinario per il digitale', Roma 16 luglio 2019. ANSA/FABIO FRUSTACI
Massimiliano Fedriga, presidente Regione Friuli Venezia Giulia, durante il convegno organizzato da Luiss Business School dal titolo 'Investire Accelerare Crescere. Un piano straordinario per il digitale', Roma 16 luglio 2019. ANSA/FABIO FRUSTACI

UDINE. Nessun rinvio all’11 giugno, ma, anzi, una sorta di libera tutti interno per cui da giovedì i cittadini italiani siano liberi di muoversi senza patemi, e senza alcuna certificazione, tra una regione e l’altra del Paese.

Massimiliano Fedriga disegna la posizione che il Friuli Venezia Giulia porterà, sabato 30 maggio, in sede di Conferenza Stato-Regioni al termine dalla quale, e basandosi anche sui dati della curva epidemiologica, palazzo Chigi prenderà le decisioni del caso sulle riaperture dei confini interni inserendole nel prossimo Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri da emanare entro e non oltre il 3 giugno.



Le possibilità, entrando nel dettaglio, sono sostanzialmente due considerato come da Roma sia stata scartata l’opzione di autorizzazioni a macchia di leopardo tenendo chiusi quei territori in cui i contagi sono ancora alti (come Lombardia e Piemonte) e garantendo il via libera in quei territori dove i casi ormai si contano sulla punta delle dita (vedi il Friuli Venezia Giulia). Conte, infatti, pare aver deciso che o tutte le regioni ripartiranno assieme, oppure si posticiperà la libertà di movimento interno di un’altra settimana.

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Il Friuli Venezia Giulia, come detto, pende però decisamente per la prima opzione sia perché considera la curva epidemiologica ormai sotto controllo sia perché con i confini internazionali ancora bloccati, in giunta sanno bene come – al di là delle corrette necessità delle aziende nostrane – l’unica ancora di salvezza per la stagione turistica estiva locale inaugurata sarà rappresentata dai visitatori nazionali oltre che dal pendolarismo friulano e dai possessori di seconde case.

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Allo stesso tempo, inoltre, c’è la convinzione che una riapertura complessiva rappresenti anche un messaggio di positività lanciato all’estero e che possa aiutare a convincere le cancellerie di Vienna e Berna, tanto per citare due Paesi limitrofi, ad allentare l’attenzione e le serrate sui propri confini.



Nel corso della Conferenza, però, non si parlerà esclusivamente del tema della mobilità interregionale, ma Fedriga, al pari degli altri presidenti, si augura che il Governo faccia anche chiarezza, con un pizzico di anticipo rispetto al recente passato, sui contenuti del Decreto che Conte firmerà nei prossimi giorni. Un passaggio, questo, fondamentale anche per il Friuli Venezia Giulia dove Fedriga, come d’abitudine e imposto della normativa, dovrà declinare la propria ordinanza regionale in base ai contenuti del pacchetto nazionale.

PER APPROFONDIRE:

Particolari molto burocratici, in ogni caso, perché da un punto di vista strettamente politico il governatore ha già preso la sua decisione e ha intenzione di consentire in Friuli Venezia Giulia la riapertura di tutte quelle attività, al momento ancora bloccate, per le quali sono state predisposte le linee guida valide in tutte le Regioni.

Via libera, pertanto, a rifugi alpini, autonoleggi, circoli culturali e ricreativi, cinema, teatri e spettacoli, formazione professionale, sagre e fiere oltre ai servizi per l’infanzia e l’adolescenza, mentre per la fascia 0-3 anni sono stati limati in giunta alcuni particolari delle nuove disposizioni. Niente da fare invece, almeno per il momento, per le discoteche e, ovviamente, per le scuole considerato come la Regione, in materia, sia priva di potestà legislativa primaria.

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