Nuova cava a Carpeneto: ennesimo no
POZZUOLO. Altro stop a una nuova cava a Carpeneto, di cui si parla da 25 anni: il Tar del Fvg ha respinto il ricorso che la Mosole Spa aveva rivolto contro la Regione e contro il Comune di Pozzuolo. Voleva che l’iter delle autorizzazioni per l’escavazione di 2 milioni di metri cubi di inerte in località Pradetti andasse avanti.
Il sito, dove la società Ghiaie Tagliamento di Valvasone (ora confluita nella Mosole) aveva acquistato terreni agricoli due decenni e mezzo fa, è vicino alla cava ex Buttò ora Felix. Consiste in una superficie di un milione di metri cubi, tuttora in attesa di ripristino nonostante l’ingiunzione della Regione. È in parte utilizzata come discarica di rifiuti (ex Praedium, fallita, ora in capo al Comune).
Una complessità di fattori aveva indotto le amministrazioni che si sono succedute a Pozzuolo a dire no a un nuovo prelievo di ghiaia (stesso parere dai Comuni di Lestizza e Basiliano, implicati per viabilità). La ditta, invece, puntava sulla necessità di recuperare un sito degradato. Assicurava che la nuova cava non sarebbe diventata discarica, come paventavano i Comuni, in quanto il ripristino sarebbe avvenuto per lotti; si sarebbero creati posti di lavoro; e, quanto al traffico, si faceva conto sulla Tangenziale sud. Tutto ciò non ha convinto le amministrazioni di Pozzuolo compresa l’attuale, guidata dal sindaco Nicola Turello. Da qui la resistenza al Tar, conclusa appunto con soddisfazione per il Comune.
Il ricorso della ditta mirava all’annullamento degli atti con cui il Comune si opponeva all’escavazione in base alla variante 37 al Piano regolatore generale comunale (Prgc) che vieta nuove cave e discariche sul territorio e quello con cui la Regione per tale motivo archiviava la Valutazione di impatto ambientale (Via). La variante - obiettava la ditta - è successiva alla richiesta di escavazione, avallata da una sentenza del Tar che nel ’99 sanciva la “non contrastanza” urbanistica per il progetto di coltivazione della ghiaia. Il Tribunale di Trieste ha osservato che «si tratta di procedimenti distinti - si legge in sentenza -: la contrastanza urbanistica affronta questioni di tipo urbanistico-edilizio, mentre la Via esamina gli effetti sull’uomo, la fauna, la vegetazione, il suolo, il paesaggio e il patrimonio storico e culturale». La Mosole dunque non può invocare la non contrastanza urbanistica. Per accogliere nuove cave il Comune dovrebbe cambiare il piano regolatore, che al momento le vieta. (p.b.)
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