Nuova zona arancione in Friuli: confronto tra Governo e Regione, Roma spiegherà i motivi della scelta

UDINE. Alla fine, e in poco tempo, Massimiliano Fedriga porta a casa il risultato sperato e martedì 17, su iniziativa del numero uno emiliano Stefano Bonaccini, i criteri attraverso i quali il Friuli Venezia Giulia è passato, da domenica, in zona arancione verranno analizzati e – si augura il presidente – motivati nel dettaglio nella Conferenza Stato-Regioni che andrà in scena a partire dalle 10.30.
«La nostra richiesta di un confronto tra Regioni – ha detto Fedriga – per discutere delle scelte che determinano il passaggio in una o nell’altra fascia di rischio è stata accolta. La Conferenza delle Regioni presieduta da Bonaccini, che ringrazio per la disponibilità, potrà finalmente confrontarsi sui criteri applicati dal Cts rispetto ai dati forniti a livello regionale. È un atto dovuto per chiarezza nei confronti dei cittadini e delle imprese del Friuli Venezia Giulia».
Il presidente, dunque, porta a casa il risultato sperato che però – non è un particolare da poco – pare avere un sapore molto più politico, e se volete d’immagine, che concreto. È difficile, anzi praticamente impossibile, infatti, che il Friuli Venezia Giulia ottenga un ritorno in fascia gialla di rischio e questo per una serie di motivi.
Prima di tutto l’ordinanza di Roberto Speranza, che sarà in collegamento, vale 15 giorni – e il ministro ha spiegato, pur in relazione ad altre regioni – di non avere alcuna intenzione di cambiare idea. Ma poi è lo stesso Dpcm in vigore che prevede le due settimane come tempo minimo per una rivalutazione positiva del caso.
Anzi, il Friuli Venezia Giulia corre, casomai, un altro rischio e cioè quello di venire – venerdì – retrocesso in zona rossa nel caso in cui gli indicatori di diffusione del virus, che però per la settimana dal 9 al 15 novembre paiono in miglioramento stando almeno a quanto dichiarato da Fedriga e Riccardi, dovessero risultare peggiori del precedente rilevamento.
Una particolare attenzione, in questo senso, va rivolta all’indice Rt che se dovesse superare la soglia critica dell’1,5, sommando questa cifra a una valutazione da rischio alto calcolato in base a un’altra manciata di parametri, porterebbe la regione dritta nell’area di maggior pericolo con ulteriori restrizioni – a partire dalle attività commerciali – all’interno dei confini del Friuli Venezia Giulia.
L’intenzione di Fedriga, almeno a parole e nonostante il ritiro dell’ordinanza regionale firmata in contemporanea ai colleghi di Veneto ed Emilia-Romagna giovedì scorso, non è quella di strappare con il Governo. Lo ha ribadito anche lunedì 16 per quanto, allo stesso tempo, il presidente chieda, dal suo punto di vista, che la collaborazione sia reciproca e che Roma non contatti Trieste soltanto per comunicare le decisioni prese a giochi ormai fatti.
«Possiamo trovare una via responsabile per agire assieme al Governo – ha sostenuto – e superare le criticità che si creano con i passaggi automatici senza alcuna valutazione politica. In questo momento, però, è necessaria una vera responsabilizzazione della politica. La situazione è critica sia in Italia sia in Europa ed è necessario avere il coraggio di prendere le decisioni corrette, anche se sono difficili.
Ma questo non può essere delegato a un algoritmo, la politica deve essere in grado di fare sintesi e assumersi le sue responsabilità. Se è necessario per il Paese mettere in campo misure più dure, discutiamone: i governatori non si sono mai tirati indietro dalle loro responsabilità».
Gli errori, ha aggiunto Fedriga, «li possono commettere tutti, ma se viene meno la collaborazione istituzionale, quantomai doverosa in momenti di grande difficoltà collegiale come questi, il problema diventa particolarmente grave». —
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