Nuovi indagati da Torino Si allarga l’inchiesta sui falsi prosciutti dop

Ci sono anche allevatori di suini del Camposampierese (Padova) fra gli indagati dalla Procura di Torino, che ha concluso le indagini preliminari sui falsi prosciutti Dop.

L’ipotesi di reato è associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio di prodotti agroalimentari con denominazione di origine protetta. Ai quali si aggiungono reati di natura fiscale e ambientale. Per il pubblico ministero torinese Vincenzo Pacileo sono stati immessi in commercio prosciutti che non potevano fregiarsi della denominazione di origine protetta perché geneticamente non erano tali essendo state le scrofe fecondate con semi di verri danesi. Specie sana, che garantisce esemplari di peso superiore ma non della stessa qualità di quelli italiani e una rapidità di accrescimento ponderale maggiore. Più produzione vuole dire più guadagno, chiaro lo scopo. Peccato che il risultato per quanto attiene la qualità sia diverso: per ottenere il vero crudo di Parma, di San Daniele e comunque il crudo nostrano serve proprio il maiale italiano che ha una maggiore percentuale di grasso. Il che permette un più lungo periodo di stagionatura usando come conservante unicamente il sale. Caratteristiche che conferiscono il pregio al crudo Dop.

A processo dovrebbero andare 22 allevatori e otto società, fra cui alcune venete. Ma i coinvolti in concorso sono molti di più. Fra queste di sicuro un allevamento di Camposampiero. Potrebbe entrarci anche un allevamento di Trebaseleghe. Gli atti della Procura di Torino parlano chiaro. Ai nove principali indagati si contesta l’associazione finalizzata a commettere un numero indeterminato di delitti consistenti nella produzione e commercializzazione di decine di migliaia di suinetti destinati ai circuiti dei prosciutti crudi Dop. Ciò avveniva «attraverso l’utilizzo di genetica non consentita dai disciplinari e non rispondenti alle caratteristiche richieste in relazione al quantitativo di grasso e ai tempi di macellazione, a nove mesi dalla nascita». Si cita in particolare «la genetica di “Duroc danese” e in parte di “Large White danese” , che garantivano una crescita più performante di quella consentita. Tanto che gli allevatori erano “costretti” a tatuare i suinetti indicando la data di nascita di uno o due mesi anteriore a quella reale». Con la conseguenza di centinaia di certificazioni intermedie e di conformità false.

Le persone offese sono i Consorzi Prosciutto di Parma e San Daniele, del crudo di Cuneo e il Ministero delle Politiche agricole e Alimentari. ––

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