Nuovi insegnanti, al Fvg soltanto il 2%
UDINE. «Al Friuli Venezia Giulia arrivano soltanto le briciole delle oltre 11 mila immissioni in ruolo decise dal governo Letta». Le organizzazioni sindacali del mondo della scuola fanno fronte unico (con posizioni più morbide da parte di Cisl e Uil) perché la regione riceve in dote appena il 2% del contingente sbloccato e in città i nuovi insegnanti sono esattamente 70 (7 all’infanzia, 18 alla primaria, 22 per il primo grado e 23 per il secondo) più 12 docenti destinati al sostegno e 8 educatori: 90 in totale. Ma i posti disponibili sono molti di più: 16 negli asili, 40 alle scuole elementari, 51 e 40 rispettivamente alle medie e alle superiori, 24 insegnanti di sostegno e 20 educatori.
«Le immissioni in ruolo sono meno della metà – dice Natalino Giacomini, segretario regionale dell’Flc Cgil –, sarebbe sufficiente solo questo a dare un giudizio assolutamente negativo sul contingente indicato. Il governo Letta ha dato una risposta minimalista alle reali necessità espresse dal mondo della scuola. Non viene nella maniera più assoluta garantita l’operatività minima necessaria alle scuole e la continuità non è assicurata neppure per la didattica. Insomma, la risposta del nuovo governo è assolutamente in linea con quella data dai precedenti: l’organico funzionale rimane soltanto sulla carta nonostante la possibilità di stabilizzare a costo zero, cioè senza oneri aggiuntivi per le casse dello Stato, tutti quei precari di lungo corso strutturali al funzionamento».
Anche lo Snals legge in modo critico le immissioni in ruolo proposte dal ministro Maria Chiara Carrozza. «Ci siamo sempre battuti per due obiettivi – spiega il segretario regionale Giovanni Zanuttini –: un organico funzionale alle reali necessità della scuola, precetto già sulla carta, ma non realizzato, e l’immissione su tutti i posti disponibili. Invece le immissioni in ruolo sono circa il 40% dei posti disponibili. Troppo pochi. All’inizio della carriera per le casse dello Stato la spesa è la medesima tra precario e insegnante, quindi non c’è motivo per scegliere di non stabilizzare un lavoratore che serve al funzionamento della scuola».
Cisl e Uil vedono nella riapertura delle immissioni in ruolo un segnale positivo lanciato dal governo, sebbene troppo limitato. Sperano sia soltanto il primo passo.
«I posti disponibili sono più del doppio, quindi non possiamo parlare di ottimo risultato – precisa Ugo Previti della Uil –, ma è una sicurezza per alcuni dei precari. È vero che il contratto è bloccato, ma significa salire un primo gradino. La battaglia ora è sul personale Assistente tecnico e amministrativo (Ata) che quest’anno non ha immissioni in ruolo e recupera quelle dell’anno scorso».
«Tutto quello che viene per risolvere i problemi dei precari è accolto come una benedizione – rimarca Donato Lamorte della Cisl –, nella condizione in cui non erano previste immissioni in ruolo per quest’anno, il governo Letta ha sbloccato alcuni posti. È chiaro che si poteva ottenere di più, ma alle condizioni date questo è già un risultato. Non è risolutivo, ma è un aiuto a sfoltire le graduatorie».
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