Nuovi patrimoni Unesco Isonzo e Collio ci provano

Partite le candidature, il progetto nasce dalla valorizzazione dell’area collinare Per il fiume sacro alla Patria i Comuni “fluviali” firmano un protocollo d’intesa
Di Christian Seu

Far entrare l’Isonzo e il Collio storico nel novero dei siti considerati patrimonio da tutelare e valorizzare dall’Unesco.

C’era già la presa di coscienza delle associazioni, che sulla spinta dell’iter lanciato da Cividale e sulla scia dell’attivismo di Palmanova, avevano sollecitato le istituzioni a una mobilitazione generale per raggiungere l’agognato traguardo. E le istituzioni, finalmente, hanno risposto.

Si parte dal Collio e in particolare dall’area che tra l’Isonzo e lo Judrio è compresa. Poi, si passerà proprio al fiume sacro alla Patria, la bellezza di smeraldo come viene anche chiamato per il particolare colore delle sue acque: l’idea è di aprire un varco proprio facendo leva sull’aspetto transfrontaliero comune al corso d’acqua e all’area collinare che, varcato il confine, salutata l’Italia ed entrati in Slovenia, prende il nome di Brda.

Il primo passo è un protocollo d’intesa, siglato dai sindaci di Gorizia, Dolegna, Cormòns, Capriva, Mossa, Farra, San Floriano, dal Comune sloveno di Brda, dalla Provincia di Gorizia, dalla Fondazione Carigo, dalla Regione e dalla Camera di Commercio. Al progetto collaborano anche i club Unesco di Gorizia e Udine, che ha maturato proprio nell’ambito delle candidature di Cividale e Palmanova una significativa esperienza in questo genere di percorso.

A dare il via, i Comuni di Dolegna e Brda: la zona ricompresa nell’iniziativa è quella «collinare che rientra nell’area del Collio storico, tra Isonzo e Judrio, con l’obiettivo di sollecitare l’estensione di tale riconoscimento anche al bacino del fiume Isonzo», come si legge nel testo del protocollo.

Piuttosto chiaro l’intento dell’accordo, che punta a «promuovere il progetto di candidatura per l’inserimento nella lista propositiva del Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco (la cosiddetta “tentativ list”, ndr) del territorio del Collio goriziano».

Da qui si procederà all’elaborazione di un dossier per la candidatura che coinvolga tutti gli attori interessati, fino ad arrivare alla presentazione del faldone alla Commissione italiana dell’Unesco del Ministero per gli Affari esteri e, in Slovenia, al Ministero della Cultura. In caso di fumata bianca dall’organizzazione delle Nazioni Unite, si procederà poi ala sottoscrizione di un accordo di programma che prevede la costruzione di una governance per la gestione dell’intera area, con l’individuazione dell’ente capofila del progetto. Prima dell’arrivo dei commissari dell’Unesco dovrà passare in ogni caso almeno un biennio: poi, l’esame della candidatura potrà definitivamente decollare, in attesa del pronunciamento dell’organismo chiamato ad esprimersi sulla validità della proposta.

Il riconoscimento dell’Unesco avrebbe conseguenze facilmente immaginabili per il territorio, con ricadute economiche dirette (le Nazioni unite stanziano puntualmente fondi per la valorizzazione dei siti patrimonio dell’Umanità, nell’ordine dei milioni di euro) e indirette, determinate dalla promozione e dunque dall’afflusso turistico che una vetrina come quella dell’Unesco innegabilmente garantisce.

Un piano, quello messo a punto dai Comuni, che potrebbe dunque consentire, finalmente, di accelerare quel processo di riconoscimento internazionale che da decenni tanto il Collio quanto l’Isonzo attendono.

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