Nuovi tagli alla sanità: risparmi sulle protesi

La denuncia dell’associazione diritti del malato: decine di segnalazioni. Le aziende produttrici: così si toglie un diritto fondamentale agli assistiti

UDINE. Le proteste all’Associazione diritti del malato di Udine sono arrivate a decine. Accanto a quelle dei malati, che negli ultimi mesi si sono visti negare gli ausili di cui avevano bisogno per camminare, muoversi o sentire, ci sono anche quelle delle aziende produttrici, che, vittime di una politica di tagli alla spesa sanitaria, rischiano di chiudere i battenti.

C’è chi si è presentato per sostituire le scarpe ortopediche a un anno dalla precedente prescrizione e si è sentito rispondere che «bastava una lucidatina a quelle vecchie», chi affetto da sclerosi multipla, si è visto negare la carrozzina fuori standard ovvero predisposta per le particolari condizioni cliniche del paziente, e anche chi si è visto prescrivere unicamente una protesi rigida alla gamba che lo avrebbe costretto a camminare senza la possibilità di piegare il ginocchio.

E ancora, chi ha dovuto rinunciare ai plantari pur avendo subito l’amputazione di due dita del piede.

«Abbiamo ricevuto decine di segnalazioni da parte di pazienti che hanno problemi di deambulazione sulla somministrazione dei presidi ortopedici, altrettante proteste sono arrivate dalle aziende – osserva la presidente dell’associazione Anna Agrizzi –. L’azienda sanitaria ha dato indirizzi per tagliare pesantemente la spesa con la conseguenza che i medici hanno ridotto le prescrizioni dei presidi, siano scarpe ortopediche, siano protesi, carrozzine, busti o sollevatori.

Nel nome del risparmio vengono prescritti presidi obsoleti e chi ha bisogno di altro è costretto a pagarselo di tasca propria. Considerato che spesso si tratta di pensionati che a stento arrivano a fine mese si tratta di una situazione insostenibile» osserva l’avvocato Agrizzi. «Pur consapevoli che ci sarà una riforma chiediamo che a livello regionale venga predisposta una nuova tabella di presidi ortopedici e acustici aggiornati – avanza la Agrizzi – chiediamo che vengano coinvolti tecnici ortopedici che sono le persone che si trovano a dover trattare con il paziente invalido».

L’associazione ha inviato una lettera all’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca in cui viene illustrata la situazione, nel contempo rivolge un appello ai medici specialisti cui viene richiesto di rispettare la normativa affinchè i cittadini, attraverso l’ausilio di protesi e tutori, possano muoversi.

A rivolgere un appello alla Regione sono anche le aziende Ortopedia Porzio Srl, Arte in ortopedia Srl, Chinesport Spa e Cto di Udine, oltre alla Ortopedia Cividini di San Daniele. «I medici fisiatri, prescrittori delle aziende per l’assistenza sanitaria e gli ortopedici che operano nei diversi nosocomi della regione hanno ridotto moltissimo le prescrizioni di presidi ortopedici sia agli adulti, ma soprattutto ai bambini.

Ciò è causato da una circolare della Direzione sanitaria dell’Aas 4 con la quale si invitavano i medici a prescrivere tali dispositivi solo nei casi più gravi, mentre in tutti gli altri casi solo di consigliare tali dispositivi. In seguito a questa circolare sono venuti a mancare ai bambini fondamentali supporti che li aiutano nella quotidianità e questo inevitabilmente andrà a incidere sulla crescita di questi, non essendoci stata prevenzione».

Le aziende ortopediche segnalano anche come la tabella dei dispositivi medici forniti gratuitamente dal sistema sanitario regionale sia antiquata e comprenda presidi ormai inutilizzati e superati. Ogni assistito si trova così a dover integrare di tasca propria per ottenere i presidi di cui ha bisogno. Sostengono di essere penalizzate da questi tagli, che arrivano in periodo già difficile. «Se chiudiamo i disabili dovranno andare fuori regione per avere i prodotti di cui hanno bisogno. Chi si accollerà le spese?» si interrogano.

«È inspiegabile – concludono – il motivo per il quale si tolga il diritto agli assistiti di scegliere liberamente di usufruire di un ausilio tecnologicamente avanzato con il quale si è obbligati a convivere tutta la vita».

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