Nuovo elenco di aziende strategiche: centinaia di domande alle prefetture

UDINE. Di fronte alla minaccia di uno sciopero generale il Governo ha aperto al confronto con le organizzazioni sindacali per una revisione dell’elenco delle attività che possono e devono restare operative. L’intesa è arrivata ieri al termine di un lungo confronto tra l’esecutivo e Cgil Cisl e Uil che avevano già giudicato «eccessive» le tipologie di attività escluse dal “Chiudi Italia” perché ritenute non essenziali al Paese.
«Ora con questa ridefinizione - è la considerazione del segretario generale della Cgil Fvg Villiam Pezzetta, circa il 75% delle attività, anche nella nostra regione, dovrebbero essere sospese», portando così a circa 300 mila i lavoratori che resterebbero a casa. Le organizzazioni sindacali avrebbero ottenuto tra l’altro di escludere dall’elenco la fabbricazione di articoli di gomma, la produzione di macchine per l’agricoltura e per la silvicoltura, disciplina più puntuale anche per le attività dei call center in uscita (outbound) e dei servizi telefonici a carattere ricreativo, che dovrebbero cessare, mentre resterebbero classificate come essenziali soltanto inbound per i centrali che ricevono chiamate. Essenziali anche i centralini telefonici che forniscono assistenza agli anziani, come ad esempio quello in funzione in regione.
La voce “altri servizi di sostegno alle imprese” è ristretta alle consegne a domicilio. Sono ricondotte all’essenziale anche le attività delle agenzie interinali e una taglio c’è anche per la fabbricazione degli imballaggi in legno. Cancellate anche la produzione di spago, corde, funi e reti, gli articoli in gomma, la riparazione e la manutenzione degli aeromobili e dei veicoli spaziali.
Anche il materiale rotabile, ferroviario e tranviario non potrà essere prodotto fino al 3 aprile, con eccezione dei motori. Stop anche alla fabbricazione delle macchine per l’agricoltura, l’alimentare, le bevande e il tabacco. E dalla lista viene cancellata anche una serie di riparazioni, da quelli dei carrelli della spesa alle giostre, alle casseforti. La revisione ha salvaguardato il settore del trasporto, sia pubblico che privato.
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C’è poi qualcosa che è entrato nella lista, come la fabbricazione di vetro cavo, quella degli imballaggi leggeri in metallo, i radiatori e i contenitori in metallo per il riscaldamento centrale da caldaia. E poi ancora la fabbricazione di pile e accumulatori elettrici e le macchine automatiche per la dosatura, la confezione e l’imballaggio. In totale le voci nuove sono cinque, quelle cancellate sedici. La lista, quindi, si è accorciata di undici attività.
La situazione attuale resta in vigore fino al 3 aprile, prima di allora governo, imprese e sindacati, dovranno rincontrarsi per vedere come ripartire. Pena il disastro.
In Fvg i sindacati hanno contatti quotidiani con i prefetti e in particolare con il commissario regionale del governo «per fare il punto della situazione. Vedremo come fare rispetto al tema dei lavori che non sono essenziali e per le modalità di controllo e verifica del rispetto delle disposizioni del Governo», promette Pezzetta. Fermo restando che le attività autorizzate dovranno garantire il rispetto dei protocolli di sicurezza circa il rispetto della distanza interpersonale, la sanificazione degli ambienti, la dotazione di dispositivi di protezione ecc.
Entro ieri, intanto - ma non è escluso che l’emanazione dell’ormai prossimo decreto che aggiorna l’elenco delle attività da sospendere e le eccezioni alla chiusura non preveda una proroga - le aziende che ritenevano di dover continuare ad essere operative perché legate in una logica di filiera a produzioni finali strategiche, dovevano comunicare - o chiedere - alla prefettura questa loro particolare condizione. Quante siano e quali siano quelle che in regione hanno optato per questa scelta, al momento non è dato sapere. Dalle prefetture confermano che le domande sono iniziate ad arrivare già da martedì e il flusso continua, ma ci vorrà tempo per capire la dimensione del fenomeno. Ragionevolmente le comunicazioni sono già diverse centinaia in tutta la regione, senza contare le richieste di modifica del codice Ateco per aver riconvertito la produzione (da maglieria a mascherine, ad esempio).
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Di certo c’è che continuerà l’attività Electrolux Professional, azienda specializzata nella realizzazione di grandi impianti e attrezzature per collettività (comprese mense ospedaliere, carrelli per mense ospedaliere ma anche altre attrezzature legate al settore sanitario), che dovrebbe ripartire oggi. Un’altra è la Pietro Rosa Tbm, legata al settore aerospaziale. Anche Amb, che pure appartiene al settore della plastica, resterà operativa perché produce film di pellicola destinati al settore alimentare.
Ma anche questa procedura non è priva di incognite: non è infatti chiaro se sia sufficiente la comunicazione alla prefettura o se invece sia indispensabile ottenere l'autorizzazione. Questione non peregrina e, allo stato, ancora irrisolta.
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