Nuovo governo Pd-M5s, già partito il toto-ministro: spuntano i nomi di Cerno e Patuanelli

Il dem potrebbe andare alla Cultura con l’ok del M5s, il grillino possibile sostituto di Toninelli ai Trasporti. Nei renziani si parla di un ruolo per Rosato, Serracchiani gioca la carta della vicinanza a Gentiloni
Tommaso Cerno (Pd), Stefano Patuanelli (M5s), Debora Serracchiani (Pd) e Ettore Rosato (Pd)
Tommaso Cerno (Pd), Stefano Patuanelli (M5s), Debora Serracchiani (Pd) e Ettore Rosato (Pd)

L’alchimista della politica ha appena cominciato a miscelare gli ingredienti per capire se dal ferro di Pd e M5s sarà possibile estrarre una specie di pietra filosofale che consenta la nascita del nuovo Governo giallorosso. Intanto, però, sotto il sole romano si muovono da giorni gli sherpa democratici e grillini per cercare ipotetiche soluzioni alla composizione dell’esecutivo. Logico, umanamente comprensibile e pure politicamente inevitabile considerato il timing stringente che Sergio Mattarella ha impresso alla crisi.

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Visto, infatti, come il presidente della Repubblica abbia sancito che l’accordo tra i partiti vada trovato entro e non oltre mercoledì – pena il ritorno alle urne – è quantomai fisiologico che Pd e M5s si guardino attorno per capire chi potrebbe entrare a far parte del nuovo esecutivo. In quello uscente il Friuli Venezia Giulia ha potuto contare sulla leghista Vannia Gava nel ruolo di sottosegretaria all’Ambiente e sul grillino Vincenzo Zoccano nella stessa posizione alla presidenza del Consiglio dei ministri con le deleghe a disabilità e famiglia.

In caso di successo della “formula magica” Pd-M5s, quindi, sicuramente salterà la posizione di Gava, mentre Zoccano potrebbe anche rimanere al suo posto. Magari affiancato da un altro esponente politico triestino. Cioè, nel dettaglio, Stefano Patuanelli, attuale capogruppo grillino al Senato e fresco componente della mini-delegazione pentastellata che ha accompagnato Luigi Di Maio alle consultazioni al Quirinale.

Patuanelli è da mesi parte integrante dell’innerc circle del capo politico del M5s e già nel recente passato si era parlato di una sua promozione al ministero dei Trasporti al posto di Danilo Toninelli. Una via che, oggi più che mai, potrebbe concretizzarsi nel caso di cambio di maggioranza perché pare difficile, per non dire impossibile, che il Pd possa accettare la conferma di Toninelli – letteralmente “massacrato” di attacchi per le sue gaffe – in un dicastero così strategico.

Patuanelli, tra l’altro, è anche tra coloro che stanno trattando, concretamente, il possibile accordo e quindi non dovrebbe trovare alcun ostacolo in casa dem, così come, a parti invertite, nemmeno Tommaso Cerno. L’eco delle parole pronunciate dal senatore friulano a palazzo Madama contro la Tav e in dissenso nei confronti del suo partito non si è ancora spento – così come quello degli gli applausi pentastellati in Aula – e l’ex direttore dell’Espresso, tra l’altro, è stato da sempre tra i fautori di un’alleanza a tinte giallorosse. Una tesi rilanciata anche negli ultimi giorni, per quanto non “senza se e senza ma”, e che si somma alla vicinanza ritrovata con Matteo Renzi.

Il tutto, senza dimenticare come un’eventuale necessità di discontinuità di nomi, volti e anche di affinità politiche potrebbe fare davvero al suo caso. Tanto è vero che alcuni ambienti romani – rilanciati da “Il Fatto Quotidiano”, giornale storicamente vicino ai grillini –, parlano di lui come di un papabile per la poltrona di ministro dei Beni e delle attività culturali al posto di Alberto Bonisoli.

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Sempre in casa democratica, quindi, va tenuta sotto controllo la situazione di Ettore Rosato. L’ex capogruppo alla Camera veste già i panni di vicepresidente di Montecitorio – attualmente la carica più importante in mano al Pd –, con il suo ruolo di fedelissimo renziano, pur della seconda ora, che potrebbe rappresentare un vantaggio, o meno, a seconda di come evolveranno le trattative.

Certo, colui che porta il nome della legge elettorale pensata, al termine della scorsa legislatura, proprio per mettere in difficoltà il M5s rischia di incappare nel veto di Beppe Grillo oppure di Davide Casaleggio, ma è altrettanto vero che dei renziani – la maggioranza in Parlamento nelle fila del Pd – bisogna tenerne conto. E così, infatti, qualcuno a Roma dice che Rosato potrebbe entrare al Governo proprio per blindarlo considerato che comunque, visti i numeri alla Camera e al Senato, Renzi avrebbe la golden share sul futuro esecutivo con la possibilità di staccare la spina quando vuole.

Oppure, ma questa strada pare molto più impervia, si dice che potrebbe esserci una sorta di “scambio” sullo scranno più alto di Montecitorio con Roberto Fico nel caso in cui – ma al momento ci sono poche chance di riuscita – il presidente della Camera diventasse premier.

Attenzione, infine, a Debora Serracchiani. L’ex governatrice, lo ha dichiarato lei stessa, non è più filo-renziani, si è staccata dal gruppo del “Giglio Magico” e, adesso, viene data vicina alle posizioni di Paolo Gentiloni, presidente del partito di cui lei è vice. E proprio da qui, sempre che sia un bene visto l’ultimo audio di Renzi, potrebbe partire la sua scalata al Governo, nonostante fino a pochi giorni fa fosse tra le prime a chiedere di andare al voto subito. Ma si sa che in politica si può cambiare spesso e velocemente idea.

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