Offensiva del Comune sul gioco d'azzardo

Pordenone, la stretta economica non fa sconti e molti si rovinano cercando il colpaccio. L’assessore Romor: «Pronti a campagne pubblicitarie a effetto fra la gente»

PORDENONE. Una campagna anti-azzardo che parta dal basso, da una informazione porta a porta, diffusa e capillare tra le persone fragili. «Anche lungo le strade, anche con formule che possono essere d’effetto».

Vincenzo Romor, l’assessore alle politiche sociali del Comune di Pordenone, non si arrende. Se il Comune è rimasto senza armi legislative per arginare il gioco e il suo proliferare – con sale nuove che si apprestano ad aprire anche in città -, non è rimasto senza idee e così pensa a lavorare direttamente sui potenziali utenti finali.

«La povertà economica aumenta il problema del disagio e delle dipendenze. Non solo il suicidio, ma l’aumento della dipendenza da alcol e soprattutto da gioco» ha analizzato Romor durante la presentazione della relazione del centro d’ascolto della Caritas diocesana. La nuova faccia della povertà fa crescere il giro d’affari dell’azzardo e l’indebitamento delle famiglie: fenomeno che porta a tragedie private ma anche a un aumento dei costi sociali e sanitari a carico della collettività.

«Nella disperazione c’è chi punta sul gioco per uscire dalla crisi – ha precisato – e questo genera casi preoccupanti di indebitamento». Casi che anche il centro d’ascolto ha iniziato a rilevare. «Chi perde il lavoro tenta sempre più sulla fortuna con conseguenze negative» ha aggiunto Romor.

L’idea iniziale del Comune – anche giovedì scorso l’assessore Romor e l’assessore al commercio Bruno Zille hanno fatto una riunione coi tecnici municipali per ragionare sulla questione – era quella di incidere sul regolamento per renderlo più restrittivo nei confronti di chi è intenzionato ad aprire attività finalizzate al gioco. «Purtroppo non abbiamo le forze per farlo – ha spiegato Romor – perché manca ancora una legge regionale che regolamenti in modo restrittivo la materia. Senza di quella, anche volendo fare un regolamento più severo, saremo soggetti a ricorsi facili».

Una legge il consiglio regionale l’ha elaborata: “Disposizioni per l’accesso consapevole e responsabile al gioco lecito”, 10 articoli predisposti dalla commissione Sanità (primi firmatari i consiglieri del Pd Lupieri e l’ex democratico Moretton, ai quali si sono aggiunti colleghi di tutti i partiti e schieramenti nel segno della condivisione sul tema) e depositati lo scorso luglio (dopo tutto il percorso delle audizioni). Ma quel testo, vista l’assenza di un testo nazionale di riferimento e il vento delle liberalizzazioni che soffia dall’Europa, non è stato portato in aula, finora.

Ecco allora la scelta di rovesciare l’approccio: «Faremo una campagna direttamente rivolta gli utenti del gioco, che coinvolga anche le associazioni e il Sert. Il paradosso dello Stato è che si arricchisce con il gioco – ha analizzato Romor – e poi ammette che il servizio delle dipendenze curi la ludopatia».

Secondo i dati dell’Agenzia della Sanità, giocano il 66% dei disoccupati ed il 47% degli indigenti e nel gioco si registra una altissima incidenza di suicidi. Sempre secondo le statistiche, su 10 mila persone 236 rischiano di ammalarsi di dipendenza da gioco. Rischio per il quale l’assenza di un lavoro e la paura del futuro fungono spesso da miccia.

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