Ok al sostegno al reddito, in Fvg 550 euro al mese

Siamo la prima regione in Italia che adotta una misura del genere

UDINE. È un tentativo di “fare” qualcosa in un piccolo mondo, quello del Friuli Venezia Giulia, dove la crisi ha colpito duro, cancellando decine e decine di imprese, azzerando qualche migliaio di posti di lavoro, e generando una situazione nuova, disperatamente nuova, in un territorio che aveva agguantato l’obiettivo della piena occupazione.

Oggi, invece, la disoccupazione ha superato l’8,8 per cento (ben più alta tra le donne e tre volte tanto tra i giovani) e anche in Fvg l’indice di povertà relativa e assoluta è in aumento.

Se questo è il contesto, ecco che la “Misura attiva di sostegno al reddito” prova a rispondere, distinguendosi «dall’elemosina» o dalla «carità compassionevole», concedendo sì denaro ma a fronte di un impegno, suggellato da un “patto”, da parte dei beneficiari ad attivarsi per “uscire” dalla situazione di bisogno.

La filosofia che ha guidato la stesura del disegno di legge è sostanzialmente questa, e al termine del lungo dibattito d’aula di ieri, è arrivato il via libera con 27 voti a favore di Pd, Cittadini, Sel e Movimento 5 Stelle.

Di provvedimento che «illude», inutile e insufficiente per lo più, se non addirittura dannoso, hanno parlato, bocciandolo, i rappresentanti di Forza Italia, Autonomia responsabile, Nuovo Centro Destra e Fratelli d’Italia-An.

Caduto nel vuoto l’appello della presidente della Regione, Debora Serracchiani, intervenuta in chiusura di dibattito, che aveva invitato ad andare oltre le divisioni per sostenere la legge «che deve appartenere al patrimonio di tutti noi.

Non dividiamoci su questo tema! Sarebbe incomprensibile, illogico e inopportuno» ha concluso Serracchiani ringraziando il M5S e i consiglieri di maggioranza «per il buon lavoro fatto. È una piccola risposta, insufficiente, sperimentale ma stiamo facendo qualcosa».

La seduta del consiglio regionale è iniziata con la relazione di Gino Gregoris (Cittadini) che ha presentato il provvedimento che «non è nè reddito di cittadinanza nè minimo garantito, ma una misura attiva di sostegno di tipo universalistico e selettiva, che si rivolge a coloro che si trovano al di sotto di una determinata soglia di reddito».

Serracchiani: nessuna elemosina, combattiamo la povertà
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L’erogazione «è subordinata a un patto di inserimento il cui rispetto è condizione per ottenere il beneficio». Quindi Cristian Sergo, relatore per il M5S, ha spiegato che «gli interventi tendono a contrastare la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale e favorire le condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro e alla formazione».

Un’azione di «workfare - l’ha definita - perché chi farà domanda dovrà rendersi disponibile ad attività utili alla comunità».

«L’incremento della povertà assoluta diffusa e la diminuzione dell’occupazione sono all’origine della proposta di legge - ha sottolineato Renata Bagatin, relatore di maggioranza per il Pd - che mira a qualificare le misure di sostegno al reddito con azioni non solo di tipo assistenziale ma anche di sviluppo, di inserimento, promozione sociale e lavorativa» con l’obiettivo di evitare che «una condizione di difficoltà economica temporanea si trasformi in esclusione sociale».

La proposta di legge è, per Stefano Pustetto, relatore di maggioranza per Sel, «la presa d’atto, anche tardiva, delle mutate condizioni di vita e di lavoro nella nostra società» e anche in Fvg «una fascia crescente di cittadini sta scivolando verso una condizione di povertà».

Pustetto ha richiamato «il modello sociale europeo nel quale il sostegno al reddito non è percepito come un provvedimento di sinistra o di destra, ma è l’abc della civiltà minima che nessuno si sognerebbe di toccare».

E' necessaria la residenza di almeno due anni
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Alessandro Colautti, Ncd, ha presentato la proposta di legge sul Reddito fiduciario, alternativa a quella della giunta, «che si caratterizza per il tentativo di un coinvolgimento attivo e l’assunzione di responsabilità del beneficiario».

Una serie di proposte di intervento sull’impianto della norma della maggioranza sono state avanzate dal centro-destra il cui mancato recepimento ha determinato il voto contrario. Negativo il giudizio espresso da Roberto Novelli, Fi, che ha paventato la scomparsa del «fondo di solidarietà che ha un senso e che funziona» in favore di un’elargizione che assomiglia ad una elemosina.

Fortemente critico Luca Ciriani, FdI, secondo il quale si finirà con l’assegnare alle famiglie «solo pochi spiccioli». Per Riccardo Riccardi, Fi, la giunta avrebbe anche sbagliato i conti: non 8/10 mila i potenziali beneficiari, ma quasi il doppio.

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