Oltre 5 mila contagi in un solo mese: in Fvg quattro volte i picchi della prima ondata

UDINE. Trecentocinquantamila nuovi casi in Italia, quasi 6 mila in regione. Ottobre si chiude così, superando, nel corso di un solo mese, il bilancio di contagiati che l’epidemia contava a fine settembre. Guardando solo a quel dato, la situazione sembra apocalittica, tanto che un nuovo lockdown viene giudicato inevitabile.
Ma siamo davvero messi peggio che nella scorsa primavera? Per ora no, anche se l’aumento della percentuale di positività ai tamponi e dell’indice Rt, che in cinque regioni (Lombardia, Campania, Lazio, Liguria, Valle d’Aosta) supera oggi quota 1,5, fa temere un ulteriore dilagare del contagio.
PRIMA E SECONDA ONDATA
Il confronto tra prima e seconda ondata non può tenere conto solo del numero dei contagi e degli attualmente positivi, che in Italia oggi supera quota 350 mila, più del triplo del dato massimo raggiunto in primavera, e in Friuli Venezia Gulia più di 5 mila, un valore addirittura quadruplo rispetto ai picchi della prima ondata.
La gravità della pandemia, e il suo peso sul sistema sanitario, vanno valutati anche in termini di malati effettivi, di ricoveri e naturalmente di vittime. Sotto questo profilo, e soprattutto in Italia, l’impatto della seconda ondata appare al momento più gestibile, sebbene i segnali di allarme si acuiscano di giorno in giorno.
OSPEDALIZZATI AL 4%
Andando a confrontare i numeri di oggi con quelli di inizio aprile, quando la gravità della prima ondata toccò il suo culmine, la prima grande differenza che balza all’occhio riguarda il tasso di ospedalizzati. Allora, su 80 mila “attualmente positivi” a livello nazionale, i ricoverati nei reparti Covid erano 28 mila, il 35%, e quelli in terapia intensiva oltre 4 mila, il 5%. Il 40% dei positivi, quindi, era in ospedale, e il 5%, 1 su 20, in condizioni gravi.
Un po’ meno difficile, allora come oggi, il quadro regionale, con 1.200 positivi, di cui 60 in terapia intensiva, sempre il 5%, e 206 ospedalizzati non gravi, pari al 17%, per un tasso complessivo di ricoverati del 22%. Oggi, con un numero di positivi enormemente più alto, gli ospedalizzati sono molti di meno: in Italia se ne contano 18 mila nei reparti Covid, poco più del 5% dei positivi, e 1.800 nelle terapie intensive, cioè lo 0,5% del totale.
Il che significa che gli asintomatici, o i paucisintomatici, sono più del 94%, mentre erano soltanto il 60% ad aprile. Quanto alla nostra regione, il tasso di ospedalizzati è ancora più basso, superando di poco il 4%, anche se con una percentuale più alta (lo 0,8) di terapie intensive. Qui reparti che rappresentano, come spieghiamo nella pagina a fianco, il fronte più importante.
LA MORTALITÀ IERI E OGGI
Se oggi poco più di un positivo su 20, a livello nazionale, finisce in ospedale, gli effetti del Covid sono meno devastanti anche in termini di morti. Morti che ad ottobre, purtroppo, hanno fatto segnare una drammatica impennata. A livello nazionale, dopo essere scesa a un minimo mensile di 345 vittime ad agosto, la curva dei decessi è salita a 427 a settembre, per sestuplicarsi fino ai 2.600 di ottobre.
In regione, dove tra giugno e settembre si sono contate soltanto 16 vittime in quattro mesi (e nessuna a luglio), a ottobre i morti sono stati 50. Tutto questo, però, a fronte di un numero di casi positivi che, anche per effetto del forte incremento dei tamponi, è enormemente più alto rispetto alla scorsa primavera.
Si pensi che nel solo mese di aprile l’Italia contò più di 25 mila decessi con tampone positivo, rispetto a un incremento mensile di 97 mila casi. A fronte dei 2.600 decessi di ottobre, invece, i nuovi casi registrati nel mese sono stati più di 350 mila. Analogamente, in Fvg, ai 50 decessi del mese appena trascorso fa risconto un incremento di ben 6.000 positivi.
Segno che la letalità del Covid 19 resta molto lontana dai tragici valori della prima ondata. Questo per vari fattori, su tutti il forte abbassamento dell’età media dei contagiati, con un numero molto più alto di positivi tra i giovani, molto meno esposti agli effetti più gravi del virus. —
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