Omaggio ad Alberto Calligaris, il “re del ferro battuto”

“Alberto Calligaris e l’arte del ferro” è il titolo della mostra che s’inaugura domani a Udine, al museo etnografico di palazzo Giacomelli, alle 17.30.
A cura di Tiziana Ribezzi, conservatrice del museo, e di Gabriella Bucco, studiosa delle arti applicate di ’800 e ’900, l’esposizione rende finalmente un doveroso omaggio ad Alberto Calligaris (Udine, 1880-1960), “re del ferro battuto”, colui che, con talento e abilità tecnica e manuale, portò agli inizi del Novecento l’arte applicata del ferro battuto a riconoscimenti internazionali. Raimondo D’Aronco, suo estimatore, scrisse che «il ferro, elemento tutto moderno, ci permette arditezze non immaginate da antichi» e fu lo stesso Calligaris, nel suo testamento, che offrì all’allora direttore dei Civici Musei, l’artista Carlo Someda de Marco, la possibilità: «volete conservarli voi stessi? Ho già fatto una cernita sommaria dei disegni...».
E, così, la mostra che resterà allestita fino al 12 aprile prossimo, grazie alla generosità della famiglia Calligaris, porta il visitatore a poter fruire di inediti disegni: una selezione dei circa 250 conservati nell’archivio. Le tavole comprendono disegni a china su carta da lucido e a matita su carta, alcuni sono acquerellati e altri riprodotti in eliografia e cianografia.
E poi saranno visibili le potenti realizzazioni in ferro battuto, magiche per l’armonia del valore estetico, come la lampada delle libellule realizzata per l’Esposizione internazionale di Torino del 1911, o la piantana disegnata dall’architetto Pietro Zanini, in ferro decorata a smalti con elegante coppa. Alberto Calligaris fu l’unico artista friulano invitato a Bruxelles nel 1910 per l’Esposizione internazionale di arti decorative. La sua fama al tempo fu davvero grande. Negli anni Dieci del Novecento gli procurò la stima di Gabriele D’Annunzio e durante la Grande guerra collaborò con Celso Costantini al Cimitero degli Eroi di Aquileia.
Il successo gli verrà nel 1913 con la pubblicazione dei “suoi” ferri battuti con l’editore Cruto di Torino. A Udine collaborò con D’Aronco per il palazzo municipale e per la chiesetta di San Giovanni sotto l’omonima loggia in piazza Libertà, ed ebbe commissioni in Europa e in Medio Oriente. In Italia, ad esempio a Padova, realizzò la cancellata della basilica del Santo.
In mostra una vasta rassegna fotografica, anche d’epoca, documenta poi lavori ormai scomparsi.
All’appello lanciato in questi mesi da Tiziana Ribezzi, conservatore dell’Etnografico, alla cittadinanza, per il recupero delle opere di Calligaris, ha pure risposto una signora, portando in esposizione, uno dei capolavori, custodito a casa propria.
“L’arte del ferro” è allestita da Francesco Messina e Cristina Calligaris, architetto e nipote di Alberto.
Elena Commessatti
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