Ombre sul Mose: ribassi ridicoli per gli scavi in laguna
UDINE. Il ministero delle Infrastrutture ha pagato almeno il doppio del loro valore i sassi portati dalla Croazia e sistemati sulla diga della bocca di porto di Chioggia dai mezzi della Cooperativa San Martino. Si tratta dei lavori del Mose con la supervisione del Magistrato alle acque.
E uno dei compiti dei funzionari pubblici con gli uffici nel palazzo dei Dieci Savi dovrebbe essere proprio il controllo dei costi. Che cosa hanno fatto? All’Autorità portuale di Venezia qualcuno si sarà chiesto come mai l’Ati guidata dalla “Lavori Marittimi e Dragaggi” ha vinto l’appalto da 12 milioni di euro in tre stralci per scavare un canale navigabile in laguna, presentando un ribasso ridicolo rispetto alla media dei ribassi offerti in precedenza da altre imprese per lavori simili?
Nell’ordinanza di custodia cauterale per 14 dei 100 indagati originata dalle indagini della Polizia tributaria di Venezia coordinata dal pm Paola Tonini - tra i nomi, anche quello del commercialista udinese Alessandro Pasut, perquisito ieri e indagato per false fatturazioni - non c’è risposta. Ma è probabile che gli investigatori la stiano già cercando con i loro accertamenti, anche perché sia la Procura della Corte dei Conti sia l’avvocatura dello Stato seguono attentamente l’evolversi dell’inchiesta: la prima per capire se vi siano stati un danno erariale e un’omissione di controllo per quel sovrapprezzo costruito grazie alle fatture fasulle emesse dalla società di Villach, che in realtà operava da Chioggia; la seconda per appurare se davvero quello scavo bandito nel maggio-giugno 2011 sia costato all’Autorità portuale da due a quattro volte più di ciò che avrebbe potuto se vi fosse stata «libertà d’incanto».
Chi ha vinto ha proposto un ribasso del 12%, mentre solitamente si arriva al 46%, ma - stando alle accuse - l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, aveva impartito direttive precise attraverso il braccio destro Federico Sutto, ex socialista, e Pio Savioli, rappresentante della coop nel cda del Consorzio. Aveva fatto in modo che le grandi imprese, la Mantovani, la San Martino e le altre, non presentassero offerta, che altre due piccole ditte, la “Rossi Costruzioni generale” e la “Sales spa” presentassero ribassi abbondantemente inferiore al 12% di chi doveva vincere.
Eppure nulla, almeno sulla carta, il Consorzio Venezia Nuova aveva a che fare con la gara d’appalto del Porto, mentre in realtà non si muove foglia in laguna che il Consorzio non voglia. Così, anche in questo caso, uscito il bando, le piccole imprese di lavori marittimi si lamentano con Mazzacurati perché, stando alle intercettazioni, sono state escluse dai lavori alle bocche di porto per il Mose.
Il presidente, allora, interviene e distribuisce i lavori, anche quelli che sulla carta nulla hanno a che fare con la sua autorità, ma lui in laguna è il «dominus assoluto, il padre padrone che può decidere della vita e della morte delle imprese» e così interviene e distribuisce i lavori anche ai «piccoli». Naturalmente, per consolare i grandi, dovrà affidare gli interventi sulle barene ai «grandi» e allora dà il 50 per cento alla Mantovani, il 25 alla Cuova Coedemar e l’altro 25 alla San Martino.
Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale, sa che l’ente che dirige potrebbe aver subito un danno e infatti ieri ha dichiarato: «Lasciamo lavorare la magistratura, abbiamo consegnato tutte le carte. Il Porto ha sempre affidato i suoi lavori nella massima trasparenza e se degli sviluppi dovessero esserci ci vedrebbero parte lesa».
Gli interrogatori inizieranno la metà della prossima settimana ed è probabile che tutti si avvarranno della facoltà di tacere: prima i difensori leggeranno le intercettazioni e le carte, poi decideranno la linea di difesa. Certo è che per la falsa fatturazione (sono 319 per l’acquisto di sassi e palancole, 38 per lavori di carpenteria, per un totale di 5 milioni e 864 mila euro) cercheranno di patteggiare la pena come è accaduto per Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo, Nicolò Buson e William Colombelli. Possibile, invece, che per la turbativa d’asta gli avvocati di coloro che hanno avuto un ruolo passivo (non presentare l’offerta) punteranno all’assoluzione. (g.c.)
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